Armani, a rischio da 30 a 130 posti in Ticino
Da colloqui coi lavoratori a Mendrisio, parrebbe che anziché trasferire una trentina di persone, l'azienda intenda spostare tutto nella sede di Milano
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Armani, a rischio da 30 a 130 posti in Ticino
Sono insistenti, tra i lavoratori della Armani, le voci di un trasferimento totale delle attività del gruppo dalla sede di Mendrisio a Milano. La direzione non commenta. Ma la vicenda è seguita da vicino dalle autorità cantonali e dal sindacato OCST che ha convocato un’assemblea del personale.
Laddove mancano le certezze, a farsi largo sono le inquietudini. Un senso di smarrimento che mercoledì ha accompagnato una buona parte dei circa 140 lavoratori -una ventina dei quali residenti- della Giorgio Armani Swiss Branch con sede a Mendrisio. Ma a creare disagio non è stata la notizia da noi anticipata martedì riguardante il trasferimento di una trentina di lavoratori del settore del controllo delle fatturazioni presso la centrale di Milano.
L’incertezza è data dalle convocazioni individuali dei dipendenti iniziate dopo Natale gestite dapprima dai diretti superiori e poi da rappresentanti delle risorse umane provenienti da Milano. Colloqui nei quali, stando a nostre fonti, i lavoratori sono stati informati della chiusura dell’attività in Ticino del loro settore ed è stato loro proposto il trasferimento in Lombardia, con una decurtazione salariale di circa il 45-50%.
A differenza di quanto detto ieri però lo spostamento toccherebbe praticamente tutti i settori: dalla logistica, al servizio doganale, al servizio recupero crediti. Chiusure che sarebbero effettive tra aprile e maggio. A Mendrisio, sempre stando a nostre fonti, rimarrebbero meno di una decina di collaboratori per la gestione dei negozi presenti in Svizzera.
Abbiamo cercato di parlare con la direzione, che però non vuole commentare. Martedì, la stessa direzione aveva fatto sapere che il provvedimento non contempla licenziamenti e riguarda una trentina di persone.
La situazione insomma non è chiara. Mercoledì intanto, oltre alla Sezione del lavoro, che ha già chiesto chiarimenti all’azienda, anche il sindacato OCST si è mosso con un volantinaggio tra i lavoratori durante la pausa di mezzogiorno e ha convocato un’assemblea del personale.
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