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Armani lascia il Ticino, Milano ringrazia

Dopo 20 anni, chiude a Mendrisio lo 'Swiss Branch' che si occupava di logistica, recupero crediti e dazi doganali; torna tutto alla sede centrale

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Dopo 20 anni, la Armani chiude a Mendrisio la Armani Swiss Branch, che si occupava di logistica, recupero crediti e dazi doganali e lascia il Ticino, per riportare tutto a Milano.

Quaranta dipendenti perderanno il loro posto di lavoro per sempre, una cinquantina invece hanno accettato di trasferirsi a lavorare nel capoluogo lombardo, ma con un taglio netto del proprio stipendio, di oltre la metà.

Accade mentre il Parlamento elvetico, su pressione dell’OCSE, abolisce gli sgravi fiscali alle imprese estere che si sono insediate nella Confederazione, attratte dalla prospettiva di pagare poche tasse. Sgravi che saranno in parte compensati con una defiscalizzazione degli utili.

Da parte italiana, c’è una certa soddisfazione per questo ritorno. Soddisfazione ancora maggiore in Regione Lombardia, dove si pensa che Armani possa essere il primo di una lunga lista di “marchi” del fashion sul punto di fare le valigie per lasciare il Ticino e tornare così in Italia.

Abbiamo quindi sentito due “voci” su quanto sta accadendo, sui problemi e gli sviluppi di questa vicenda: quella di Marco Tizzoni, consigliere in Regione Lombardia e membro della Commissione Attività Produttive; e quella di Luca Gaffuri, anch’egli consigliere regionale nonché segretario della Commissione speciale proprio per i rapporti fra la Lombardia e la Svizzera.

Claudio Moschin

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