“Berna anticipi l’apertura delle dogane secondarie”
Audizione a roma dell'ambasciatrice svizzera Rita Adam sui disagi alle dogane per i frontalieri. Mentre a Berna il Consiglio Nazionale vuole accelerare l'apertura delle frontiere.
Con la ripresa delle attività economiche ai due lati della frontiera si sta intensificando in questi giorni il dibattito sui problematici transiti tra Italia e Svizzera.
Le lunghe code che si sono formate ai pochi valichi doganali rimasti aperti hanno creato notevoli disagi ai lavoratori frontalieri e provocato le proteste di amministratori e parlamentari delle province di confine.
La questione, su cui si sta muovendo la politica e la diplomazia, è stata oggetto mercoledì dell’audizione a Palazzo San Macuto dell’ambasciatrice svizzera a Roma Rita Adam da parte del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen.
Allentamenti dall’11 maggio
“La situazione è analizzata quotidianamente e specifiche aperture di valichi sono state effettuate nelle scorse settimane d’intesa con le autorità italiane”, ha precisato Rita Adam, che ha ricordato il ripristino dell’operatività da lunedì scorso, in coincidenza con la riapertura di molte aziende in Ticino, alle dogane di Ponte Cremenaga, Brusino e Ligornetto (per un totale di 11 valichi attualmente in servizioCollegamento esterno alla frontiera meridionale).
Del resto, i frontalieri hanno potuto continuare a lavorare in Ticino, ha aggiunto la diplomatica elvetica, e “la linfa vitale delle relazioni transfrontaliere non è mai stata interrotta durante questa crisi”.
Per il futuro immediato l’ambasciatrice ha annunciato alcuni allentamenti a partire dall’11 di maggio – autorizzazione all’ingresso per i famigliari stranieri di residenti in Svizzera, esame delle domande inoltrate da frontalieri e dimoranti che erano state sospese durante la crisi – che potrebbero preludere alla possibile apertura di altre dogane.
Novità potrebbero poi venire dalla riattivazione del trasporto pubblico transfrontaliero, ha indicato sempre Rita Adam, che “può senza dubbio contribuire ad alleviare la pressione sui valichi stradali”. I parlamentari italiani hanno quindi chiesto alla diplomatica elvetica di farsi portavoce a Berna dei loro timori.
I parlamentari italiani hanno fretta
In particolare, il presidente del comitato bicamerale Eugenio Zoffili (Lega) ha invitato ad anticipare prima dell’11 maggio le aperture dei valichi minori, sottolineando che la situazione sarebbe “ulteriormente problematica”, con “situazioni al limite dal punto di vista umano” se a tale data – come a questo punto sembra del tutto scontato – “saranno ancora chiusi alcuni valichi”.
“Posso assicurare la reciproca volontà di avvicinarsi alla normalità”, ha risposto Rita Adam, assicurando che la questione riveste un’importanza prioritaria per il Consiglio federale, anche se tuttavia la precedenza va accordata alla tutela della salute.
E riguardo alle preoccupazioni sollevate sui rischi di contagio sul posto di lavoro in Svizzera la rappresentante elvetica ha osservato che il governo federale ha stabilito la regola secondo cui ogni settore economico che riprende l’attività deve avere precedentemente adottato un piano di tutela dei lavoratori concordato tra le parti sociali e le autorità.
Il video dell’audizione dell’ambasciatrice Rita Adam da parte del Comitato parlamentare di controllo sull’attuazione dell’accordo di Schengen:
La Camera bassa vuole accelerare l’apertura dei confini
Ma la questione delle frontiere ha avuto un’eco mercoledì anche alle Camere federali. Con 129 contro 49 (e 5 astenuti) il Consiglio Nazionale ha adottato una mozioneCollegamento esterno favorevole all’apertura graduale delle frontiere “in modo da poter riunire rapidamente le famiglie e ripristinare la libera circolazione delle persone”.
La consigliera federale Karin Keller-Sutter ha precisato che il governo ha già previsto una dettagliata road-map ma tutte le decisioni in quest’ambito vanno prese d’intesa con i paesi vicini, che peraltro, ha specificato, hanno adottato misure più restrittive della Svizzera in materia.
Nel corso del dibattito il parlamentare ticinese Marco Romano (Ppd, centro) ha chiesto che i futuri allentamenti vengano applicati solo quando la situazione epidemiologica in Lombardia sarà tornata a livelli accettabili, mentre per il collega Lorenzo Quadri (Lega dei ticinesi) occorrono criteri più restrittivi alle dogane, in particolare per i quasi 70’000 frontalieri che lavorano in Ticino.
In proposito la direttrice del Dipartimento di giustizia e polizia ha osservato che attualmente solo il 50/60 per cento dei pendolari italiani varca il confine poiché molte aziende ticinesi sono ancora chiuse.
Sui timori espressi da Piero Marchesi (Udc, destra) di una possibile crescita della disoccupazione attorno al 7% nelle zone di frontiera, la ministra sangallese ha osservato che nel quadro della libera circolazione possono risiedere in Svizzera solo cittadini UE con regolare contratto di lavoro.
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