Frontiere aperte, gli svizzeri rifanno la spesa in italia
Da lunedì 15 giugno sono state riaperte le frontiere in buona parte dei paesi europei.
Al confine italo-svizzero questo significa che i cittadini della Repubblica possono di nuovo entrare nella Confederazione, facoltà finora riservata solo ai lavoratori frontalieri o ai casi di assoluta necessità.
Per i residenti in Svizzera, invece, le dogane italiane erano transitabili già dal 3 giugno ma con una limitazione. Berna – che pur sconsigliando i viaggi all’estero durante la pandemia non ha mai vietato l’espatrio dei suoi cittadini, né imposto quarantene per il rientro dei residenti – finora sanzionava il cosiddetto turismo degli acquisti con un’ammenda di 100 franchi. Misura che è stata revocata proprio oggi e di cui hanno subito approfittato i confederati nelle zone di confine.
Seppure non ci sia stato nessun esodo verso i centri commerciali del Comasco e del Varesotto, si sono comunque rivisti dopo tre mesi i clienti ticinesi. E per i commercianti della fascia di confine, già messi a dura prova dal lockdown e privati successivamente per diverse settimane di una parte importante della loro clientela abituale, è stata una boccata di ossigeno che nei prossimi mesi si potrà quantificare meglio.
Situazione diametralmente opposta viene vissuta all’altro lato della frontiera dove i commerci al dettaglio avevano visto salire di circa il 20 per cento il loro fatturato e che ora, finita la fase acuta dell’emergenza sanitaria, si trovano ad affrontare di nuovo la concorrenza italiana (ma un discorso analogo lo si può fare anche nei cantoni vicino a Francia e Germania).
Secondo alcune stime infatti il volume degli acquisti all’estero da parte degli svizzeri è passato da 5 a 12 miliardi di franchi in cinque anni e nell’ultimo decennio la spesa nelle macellerie straniere è più che raddoppiata. Le varie catene di distribuzione stanno quindi cercando nuove strategie per non perdere parte della clientela.
Per molti prodotti la qualità elvetica resta una garanzia ma spesso occorre fare i conti con un livello di prezzi poco competitivo, nonostante l’Iva relativamente bassa, nei confronti dei concorrenti. “Abbiamo costi fissi molto più alti in Svizzera rispetto ai nostri vicini”, hanno ripetuto ancora i rappresentanti delle associazioni del commercio.
Ma intanto alcuni grossi magazzini offrono nei loro punti vendita a ridosso del confine sconti sul totale della spesa dei clienti mentre altri hanno già annunciato una serie di sconti sui loro prodotti.
Mentre le organizzazioni dei consumatori prendono spunto proprio dai futuri ribassi per ribadire che non tutti i prezzi praticati nella Confederazione sono completamente giustificati, in particolare riguardo ai beni importati.
Il reportage del TG al confine con la Francia, dove si vivono situazioni analoghe a quelle della frontiera sud.
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