Congelare i contributi all’Italia per la migrazione? Un autogol, secondo Berna
La proposta di un parlamentare ticinese di congelare il contributo di 20 milioni di franchi all'Italia per far fronte alla pressione migratoria non è nell'interesse della Svizzera, sostiene il Governo elvetico.
Per capire il senso della mozioneCollegamento esterno del deputato dell’Unione democratica di centro (UDC, destra sovranista) Piero Marchesi bisogna fare un passo indietro.
Dal dicembre 2022, il Governo di Giorgia Meloni ha sospeso l’applicazione dell’Accordo di Dublino per quanto concerne la riammissione delle persone richiedenti l’asilo che sarebbero di competenza dell’Italia. La ragione adotta: la pressione migratoria è troppo forte e le strutture italiane non riescono a farvi fronte.
In altre parole, quelle persone che in virtù delle norme Dublino dovrebbero essere rinviate nel Paese competente per l’esame della domanda di asilo – nella fattispecie l’Italia – devono rimanere nello Stato in cui si trovano.
La decisione di Roma non riguarda l’accordo sulla riammissione italo-svizzero e che concerne le persone che soggiornano illegalmente nella Confederazione senza depositare una domanda di asilo. Questa intesa prevede che quando una persona non soddisfa i criteri di entrata o di soggiorno, può essere ricondotta al confine con una procedura semplificata.
Attualmente ogni giorno l’Italia riammette circa 10-30 persone dalla Svizzera.
Fonte: Segreteria di Stato della migrazione
Il 31 maggio scorso, 220 persone si trovavano in questa situazione in Svizzera. La decisione di Roma è stata fortemente contestata in Svizzera e la visita in giugno della ministra di giustizia e polizia Elisabeth Baume-Schneider al ministro degli interni Matteo Piantedosi non ha sortito alcun effetto. Piantedosi – secondo quanto riferito dalla consigliera federale – si è limitato ad assicurare che l’Italia sta lavorando per “creare condizioni quadro che permetteranno al Paese di accettare di nuovo i trasferimenti Dublino tra qualche mese”.
Ancor prima della visita a Roma di Elisabeth Baume-Schneider, il parlamentare ticinese Piero Marchesi aveva proposto di congelare il contributo svizzero all’Italia nell’ambito dei programmi di cooperazione per il sostegno di misure nel settore della migrazione – pari a 20 milioni di franchi – fino a quando il Governo Meloni non rispetterà l’Accordo di Dublino.
Un autogol per il Consiglio federale
Rispondendo mercoledì alla mozione di Marchesi, il Consiglio federale sottolinea però che un simile passo sarebbe controproducente per la Svizzera.
La situazione sul fronte della migrazione è tale che l’11 aprile scorso il Consiglio italiano dei Ministri ha decretato lo stato di emergenza per la migrazione. Tale decisione ha spinto l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Volker Türk, ad appellarsi alla solidarietà europea per aiutare la Penisola nella gestione delle operazioni di salvataggio e degli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale, ricorda il Governo svizzero.
Dal primo gennaio al 31 agosto, in Italia sono sbarcate 114’526 persone, stando ai dati pubblicati dal Ministero dell’Interno. Nel 2021 e nel 2022 erano arrivate nello stesso periodo rispettivamente 39’410 e 58’251 persone.
Le nazionalità più rappresentate sono, nell’ordine, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Egitto.
A titolo di paragone, da inizio anno e sino a fine luglio in Svizzera sono state presentate 14’357 domande d’asilo e 127’619 persone sono registrate per una procedura d’asilo.
Nell’attesa che Roma aumenti le capacità ricettive in modo da poter riprendere i trasferimenti nel quadro di Dublino nei prossimi mesi, come promesso dal ministro Matteo Piantedosi a Elisabeth Baume-Schneider, il Consiglio federale sottolinea che il contributo svizzero permette di sostenere l’Italia nel potenziamento delle strutture migratorie, in particolare nel quadro dell’attuazione delle procedure d’asilo celeri, dell’ampliamento delle infrastrutture e dell’organizzazione dei ritorni volontari.
Insomma, stando al Governo, “se l’Italia, con cui condividiamo la maggior parte delle frontiere, migliora la sua gestione della migrazione, anche la Svizzera ne trae vantaggio”.
Oltre a ciò, nell’attuale contesto delle relazioni bilaterali con l’Unione Europea non sarebbe opportuno mettere in discussione il sostegno strutturale a lungo termine all’Italia, anche perché l’8 giugno scorso il Consiglio dell’UE ha raggiunto un’intesa di massima per sancire giuridicamente la solidarietà nel settore della migrazione. Il previsto meccanismo di solidarietà, nella sua forma attuale, non è vincolante per la Svizzera, ma sostenendo l’Italia la Confederazione dimostra di assumersi le sue responsabilità nel quadro della politica migratoria europea.
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