Frode fiscale e ‘ndrangheta, l’inchiesta coinvolge anche il Ticino
Anche tre società ticinesi sono finite nella vasta inchiesta condotta dalla Procura di Milano che ha portato martedì all'arresto di 18 persone - molte delle quali legate alla cosca calabrese attiva in Lombardia dei Morabito Palamara, Bruzzaniti - per una frode fiscale di 160 milioni di euro compiuta attraverso un giro di fatture false e società fittizie.
Numerose le attività illecite passate al setaccio dagli inquirenti che vanno dalla gestione dei rifiuti, all’usura e al settore delle telecomunicazioni digitali.
Dall’ordinanza emessa dai magistrati milanesi spicca la figura dell’amministratore della Nts srl che a detta degli inquirenti avrebbe gestito una rete di società attraverso le quali avrebbe effettuato tra il 2015 e il 2018 una serie di operazioni inesistenti tra Italia, Svizzera, Croazia e Albania nel settore dei servizi di telecomunicazione, in particolare con la compravendita di pacchetti dati (linee internet e telefonia voip) allo scopo di evadere le tasse (Iva e Ires).
In proposito gli inquirenti stimano in 34 milioni il danno all’erario, cifra pari al valore dei beni sequestrati dagli uomini della Guardia di finanza.
Ma un altro settore in cui si sarebbero distinti gli arrestati – accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, autoriciclaggio, usura ed estorsione aggravata dal metodo mafioso – è proprio quello dell’usura ai danni di commercianti e imprenditori in difficoltà, ai quali venivano applicati con minacce tassi che potevano arrivare al 70%.
Tra i prestanome intestatari delle società fasulle, con i quali il principale indagato aveva contatti organici e diretti, risultano diversi personaggi legati ai clan calabresi presenti in Lombardia. Due mogli di ‘ndranghetisti sono inoltre state assunte da due società riconducibili all’associazione malavitosa.
Tre di queste società create all’estero dall’organizzazione criminale per movimentare i flussi di denaro e costituire fondi occulti, si trovavano a Chiasso, Lugano e Locarno. Al riguardo la Procura federale ha confermato di aver dato seguito alla richiesta di assistenza giudiziaria proveniente dall’Italia.
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