Traffico alle frontiere e revoca dell’urgenza in Ticino
Traffico sostenuto sulle strade svizzere mentre Bellinzona revoca lo stato di necessità. Ma i medici avvertono: "La pandemia non è finita".
Con la riapertura delle frontiere svizzere, entrata in vigore lunedì 15 giugno, il paesaggio elvetico sembra essere tornato quello consueto che si conosceva prima della pandemia.
Il traffico, costellato dai soliti intasamenti e incidenti, è tornato quasi ai livelli abituali. E i transiti giornalieri attraverso le dogane ticinesi, che nella fase acuta della crisi sanitaria erano crollati a 25’000, sono stati ben 156’000 lunedì scorso, a fronte dei 170’000 abituali. In definitiva, con il ripristino della libera circolazione delle persone, i veicoli in circolazione sono solo il 10% in meno del solito, come spiega il servizio del Quotidiano.
Intanto, dopo la riapertura delle frontiere adottata a livello nazionale, il governo ticinese ha deciso di revocare il prossimo 30 giugno lo stato di necessità, la cui durata è stata oggetto di numerose polemiche nel cantone sudalpino. Questa decisione, ha osservato il presidente del governo ticinese Norman Gobbi, si traduce significa in un lento ritorno alla normalità.
In proposito il medico cantonale Giorgio Merlani ha però voluto precisare che la pandemia non è finita ma è ancora tra di noi. “Si propaga molto rapidamente e tutto può cominciare un’altra volta”, alludendo alle notizie che provengono dalla Cina in queste ore.
Riguardo ai viaggi in Italia il medico cantonale ha puntualizzato che il tasso di contagi in tutte le regioni della Penisola è più elevato di quello ticinese e per questo motivo è necessario “essere ancora più prudenti che in Svizzera”.
Il servizio del TG
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