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Con il nuovo statuto doganale, cosa cambierà per Campione d’Italia?

Veduta aerea di Campione d Italia.
L'ingresso nell'unione doganale Ue mette a rischio i servizi erogati dalla Confederazione ai campionesi. Keystone / Alessandro Della Bella

Sul futuro di Campione d’Italia pende la spada di Damocle dell’entrata nello spazio doganale dell’Unione Europea previsto il primo gennaio 2020. Il cambiamento di statuto doganale avrà ripercussioni importanti sul passaggio di merci e persone, sulla fornitura di servizi dal cantone Ticino e sulla tassazione dei consumi. Il comitato civico dei cittadini dell’enclave e alcuni deputati del cantone Ticino chiedono un rinvio del cambiamento di statuto doganale.


Le vicissitudini del comune di Campione d’Italia non sono finite. Il fallimento del casinò, disposto dai giudici fallimentari di Como nel 2018, ha messo in ginocchio l’economia locale che dipendeva in modo vitale dalle entrate della casa da gioco. Fra dipendenti del casinò e del comune sono circa 600 le persone che si sono ritrovate senza occupazione dall’oggi al domani. Alla crisi economica si accompagna una situazione di grave disagio sociale.

Nelle relazioni bilaterali pesano anche i debiti che Campione d’Italia ha accumulato con diversi prestatori di servizi pubblici e privati del cantone Ticino.

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Il 1° gennaio 2020 è prevista l’entrata di Campione d’Italia nello spazio doganale dell’Unione Europea. Su richiesta dell’Italia la Commissione Europea ha approvato la direttiva 2018/0124 che prevede l’inclusione del comune di Campione d’Italia nel territorio doganale dell’Unione Europea. Storicamente il comune di Campione d’Italia è considerato come appartenente allo spazio doganale svizzero. Secondo le regole europee attualmente in vigore, Campione d’Italia è escluso dal territorio della Repubblica italiana e di conseguenza dal territorio doganale dell’UE. 

Attualmente le tasse doganali e l’IVA all’importazione di beni sono riscossi in base alle disposizioni svizzere. Ci sono delle eccezioni in particolare per i beni destinati al comune di Campione d’Italia in quanto ente pubblico. Per gli operatori economici di Campione d’Italia non esiste al momento la possibilità di registrarsi come contribuente IVA svizzero. Per questa ragione non hanno la possibilità di dedurre l’IVA all’importazione né l’imposta precedente. 

L’entrata nello spazio doganale europeo implica l’introduzione di una tassa locale equivalente all’IVA svizzera da applicare a beni e servizi e alle importazioni per garantire condizioni di parità fra operatori economici stabiliti in Svizzera e nel comune di Campione d’Italia. In gergo tecnico questa imposta indiretta viene definita imposta locale sui consumi di Campione d’Italia (ILCCI).

Le aliquote di questa nuova imposta si applicheranno in misura pari alle percentuali stabilite dalla legge federale svizzera per l’IVA, che ammontano al 7,7% per l’aliquota normale, al 2,5% per l’aliquota ridotta e al 3,7% per i pernottamenti in albergo. Con il cambio di regime fiscale gli operatori economici di Campione d’Italia potranno dedurre l’IVA all’importazione e l’imposta precedente. A titolo di confronto l’aliquota IVA ordinaria in Italia è del 22%, quella ridotta è del 10% e l’aliquota minima è del 4%. 

Il Comune di Campione d’Italia dipende dal cantone Ticino per la fornitura di tutta una serie di servizi di base: in particolare il servizio postale, la telefonia, l’ambulanza e il pronto intervento, i pompieri e il trasporto pubblico, l’energia elettrica, le targhe e le patenti guida per automobili e motoveicoli, la gestione dello stato civile, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, lo smaltimento delle acque reflue.

L’entrata nello spazio doganale richiede un accordo fra Svizzera e Italia per garantire la continuità della fornitura dei servizi di base dal territorio del cantone Ticino al territorio di Campione d’Italia su richiesta italiana. L’Italia è chiamata a compiere i dovuti passi organizzativi e normativi per consentire alla Svizzera di continuare a erogare i servizi di base alla popolazione campionese. Il comitato civico campionese ha invitato il governo italiano a rinviare l’entrata in vigore della direttiva europeaCollegamento esterno, poiché teme di non poter beneficiare dei servizi attualmente erogati dal cantone Ticino. 

Il titolare dell’impresa, che svolge il servizio rifiuti, chiede garanzie all’Italia per continuare a svolgere il suo servizio anche dopo il 2020. Il pagamento delle fatture non ancora saldate è pure una condizione essenziale per continuare a svolgere il servizio di raccolta rifiuti da parte dell’impresa residente nel cantone Ticino.

Nel sistema attuale i campionesi circolano con le targhe ticinesi. Con l’inclusione nello spazio doganale europeo questo non sarà più possibile. A fine settembre la Sezione della circolazione del cantone Ticino ha comunicato al Commissario prefettizio Giorgio Zanzi che l’immatricolazione in Ticino sarà possibile fino al 31 dicembre 2019. Dal 1° gennaio 2010 i residenti a Campione dovranno immatricolare i loro veicoli in Italia e circolare con targhe italiane, poiché non si potranno più targare i veicoli in stati terzi.

Il 70% della corrispondenza, che arriva a Campione, arriva da Lugano. Dal 1° gennaio 2020 la corrispondenza sarà smistata dalle poste italiane con un transito a Como poi a Milano prima di arrivare a Campione d’Italia.

Il pagamento dei debiti accumulati è un elemento essenziale per dare continuità alle relazioni fra il cantone Ticino e Campione d’Italia e soprattutto creare la fiducia necessaria per continuare a fornire i servizi di base dalla Svizzera. Il governo del Canton Ticino ha deciso il 27 giugno 2019 di non versare integralmente all’Italia la quota di imposte alla fonte dei lavoratori frontalieri. 

Il cantone Ticino ha versato 80,5 milioni di franchi invece degli 84,33 milioni di franchi previsti, La differenza di 3,8 milioni di franchi sarà versata quando le autorità italiane competenti avranno versato agli enti cantonali l’integralità delle somme dovute.

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La situazione è intricata. Non ci sono ancora sentenze cresciute in giudicato. Il 27 luglio 2018 il Tribunale fallimentare di Como ha dichiarato fallita la società Campione d’Italia che gestisce la casa da gioco. L’11 marzo 2019 la Corte d’appello di Milano ha accolto per un vizio di forma il ricorso presentato dal Comune di Campione d’Italia, dal Casinò Campione d’Italia e dalla Banca popolare di Sondrio. La sentenza di prima istanza è stata annullata e il procedimento è stato rinviato al Tribunale fallimentare di Como. La Banca popolare di Sondrio ha deciso il 10 aprile 2019 di impugnare in Corte di Cassazione la sentenza della Corte di appello di Milano.

Il 10 dicembre 2018 la Regione Lombardia ha dichiarato conclusa la procedura di licenziamento collettivo per i 482 dipendenti del Casinò di Campione. Anche il licenziamento dei dipendenti della casa da gioco è stato impugnato. In mancanza di una sentenza definitiva sulla procedura di fallimento l’Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS) non è in grado di concedere il trattamento di fine rapporto a tutti gli ex dipendenti del Casinò dell’enclave. I dipendenti licenziati, che sono residenti in Ticino, beneficiano delle prestazioni dell’assicurazione disoccupazione svizzera. I dipendenti licenziati, che sono residenti in Italia, possono beneficiare delle prestazioni dell’assicurazione disoccupazione italiana. 

Ci sono ragioni di natura endogena ed esogena. Fra i fattori di natura esogena la liberalizzazione del mercato del gioco in Italia e la diffusione del gioco d’azzardo online. La forza del franco svizzero ha pure pesato sulle finanze della casa di gioco che contava su entrate in euro a fronte di uscite in franchi per il pagamento dei servizi, del personale e della quota destinata al comune.

Secondo il commissario straordinario Maurizio BruschiCollegamento esterno le cause endogene del fallimento sono da ricercare negli eccessivi trasferimenti al bilancio comunale degli incassi della casa da gioco e l’eccessivo costo del personale. La massa passiva accumulata dalla casa da gioco ha raggiunto i 174 milioni di euro.  
 

La Campione d’Italia SpA, gestita dal Comune di Campione d’Italia, non è ancora definitivamente fallita. Il commissario straordinario Maurizio Bruschi ha proposte tre soluzioni.Collegamento esterno La prima soluzione prevede l’affidamento della gestione della società ai privati: è la soluzione più economica. La seconda soluzione prevede il risanamento della società fallita: è la soluzione più onerosa. La terza soluzione passa per la costituzione di una nuova società unicamente a capitale pubblico. La prima e la terza soluzione richiedono la richiesta di fallimento in proprio dell’attuale Campione d’Italia SpA al Tribunale fallimentare di Como per chiudere il procedimento pendente in Cassazione. Per tutte le soluzioni è richiesta l’approvazione del Parlamento italiano.

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