Il Consiglio degli Stati, analogamente a quanto fatto in precedenza dalla Camera bassa, ha dato via libera alla revisione della legge sui lavoratori distaccati che agevola la proroga dei contratti normali di lavoro (CNL). Una misura molto attesa in Ticino, il cui mercato del lavoro è confrontato con la forte concorrenza di lavoratori frontalieri e padroncini provenienti soprattutto dalle province di Como e Varese.
In concreto questo significa che nei settori a rischio di dumping i contratti normali di lavoro (CNL) – che fissano condizioni salariali minime inderogabili – potranno essere rinnovati alla scadenza senza particolari formalità dalle autorità cantonali. Il nuovo testo inoltre inasprisce le sanzioni massime, da 5’000 a 30’000 franchi, a carico dei datori di lavoro che non rispetteranno le condizioni contrattuali e salariali vigenti nella Confederazione.
Queste misure, osteggiate dalla destra (in particolare dall’UDC) che le ritiene una restrizione alle libertà economiche e d’impresa, sono state accettate con 30 voti contro 14 grazie anche all’impegno dei due senatori ticinesi Filippo Lombardi (PPD) e Fabio Abate (PLR) che hanno sottolineato come la situazione “a sud di Chiasso non è paragonabile con quella a nord di Basilea”.
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