“Esterovestizione”, ovvero come evadere il fisco italiano
Molte società creano ditte fittizie in Ticino per aggirare l'IVA italiana. Un fenomeno che tenta anche i piccoli artigiani che lavorano più di 90 giorni in Ticino
Si chiama “esterovestizione societaria”. Ed è il meccanismo con il quale società italiane raggirano il fisco italiano. In breve consiste nel cercare una residenza fittizia all’estero, ma di fatto l’azienda viene gestita ed amministrata in Italia. Il vantaggio? Un minore carico impositivo e poter nel contempo trasferire e detenere capitali in nero all’estero.
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Esterovestizione
Va detto che non si tratta di un fenomeno nuovo e non c’è neppure stato nessun incremento. Certo è che grazie al lavoro delle Guardie di finanza che sono più attente ad arginare questo fenomeno, sono molte le società cadute nella rete delle Fiamme gialle.
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Fenomeno costante nel tempo
Uno degli ultimi grossi casi ha coinvolto una società di trasporto amministrata e gestita a Cantello (VA) iscritta però Ticino. Questo per usufruire di un regime fiscale più favorevole.
Ma la novità riguarda i piccoli artigiani. Coloro che “prestano” lavoro per più di 90 giorni all’anno in Svizzera. In questo caso le ditte sono obbligati ad avere una partita IVA svizzera, ovvero creare una ditta in terra elvetica. Ecco che in diversi casi si è scoperto che la ditta in Svizzera era fittizia. Serviva unicamente per aggirare l’IVA italiana e in alcuni casi per creare patrimoni in nero…
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Padroncini pronti a evadere
“Crimini” transfrontalieri che occupano soprattutto la compagnia della Guardia di finanza di Gaggiolo che sta a ridosso del valico svizzero. E la collaborazione transfrontaliera? Ci risponde ancora il comandante della compagnia, il capitano Emanuele Cardia.
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Collaborazione transfrontaliera
E sul tema torna questa sera su RSI LA1 il settimanale di approfondimento “FalòCollegamento esterno“, con l’inchiesta: “Crimini in piazza, aumentano i reati economici in Ticino e il cittadino paga”.
Riccardo Franciolli
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