Le reazioni della deputazione ticinese alla decisione del Nazionale sul 9 febbraio sono contrastanti
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La versione “light” adottata mercoledì sera dal Consiglio nazionale per l‘applicazione dell’iniziativa dell’UDC contro l’immigrazione di massa fa felici solo alcuni dei rappresentanti del Ticino sotto la cupola di Palazzo. Di frontalieri si è parlato poco o nulla, un tema “già spazzato via dal tavolo in sede commissionale, ma sono comunque persone legate alla libera circolazione. Per il Ticino non è stata una buona giornata”, commenta ai microfoni della RSI Roberta Pantani.
Più ottimisti della leghista sono il capogruppo liberale-radicale Ignazio Cassis e il popolare-democratico Marco Romano, che fanno riferimento all’articolo 17d bis della legge sugli stranieri: la versione approvata dalla Camera bassa si rifà almodello “bottom up”Collegamento esterno promosso dal Governo ticinese e lascia “enorme spazio ai cantoni”: in caso di distorsioni il cantone può chiedere alla Confederazione “di prendere misure che possono arrivare fino alla limitazione di concessione dei permessi”.
Nessuna soglia predefinita, invece, per i frontalieri in seno a una determinata azienda: come altre proposte di contingentamento, anche questa dell’UDC non ha avuto scampo.
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