Gli abiti del futuro si fanno alla vecchia maniera
Filande e camicerie trovavano terreno fertile nell'Insubria di qualche decennio fa. Poi il progresso ha messo il settore in crisi e le sartorie sono diventate sempre più rare. Oggi però, delle realtà giovani e fresche tornano a puntare su questo ramo manifatturiero, ridisegnando il mondo sartoriale in maniera moderna, personalizzata e duratura. Le storie di successo di Punto301 e Old Captain Co.
Gli aghi e i piedini delle macchine da cucire battono sui tessuti. Le dita, per accompagnarli, corrono veloci. I ferri da stiro sbuffano vapore. Il rumore si interrompe, ricomincia, si sovrappone a un altro. E via così, in un rumoreggiare cadenzato.
Non ci troviamo in una fabbrica del ‘900. Ma nel 2022, a Mendrisio, in una sartoria industriale dei giorni nostri: moderna nelle idee, tradizionale nella manualità.
La moda veloce
Sono state molte, negli anni, le macchine da cucire che in questa regione, dopo aver visto crescere generazioni di sarte e operaie (donne, soprattutto), hanno smesso di svolgere il proprio lavoro. Si stima che siano state fino a 10’000 le persone che hanno lavorato nelle camicerie del Mendrisiotto nel periodo della loro massima attività, quando i capi venivano esportati anche all’estero.
Una crescente apertura del mercato, così come trasporti e scambi sempre più celeri ed efficienti hanno tuttavia contribuito anche all’arrivo un po’ ovunque di catene di abbigliamento con un’offerta vastissima e prezzi stracciati.
Il cosiddetto fast fashion (la moda veloce), figlio del progresso e dalla globalizzazione, ha quindi rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso per molte delle realtà industriali locali.
Certo, il Mendrisiotto, il Comasco e anche il Varesotto non hanno chiuso le proprie filande e camicerie a causa dell’arrivo di H&M, Zara o Mango. La crisi è partita da più lontano e affonda le proprie radici su molteplici aspetti socio-economici. È però vero che, per essere così a buon mercato e per avere nuove collezioni così di frequente, queste produzioni in serie sacrificano la qualità della manodopera e dei materiali e soprattutto la prossimità della produzione.
Al passo con i tempi
Tre giovani imprenditrici del posto non si sono tuttavia arrese a questa tendenza. Convinte nella bontà dei propri mezzi e nel fatto che sul mercato ci sia spazio anche per una moda realizzata con etica e qualità, Giulia Fratini, Michela Quadri e Line Michel ci hanno puntato tutto. Ne è nata una sartoria nuova, fresca, lungimirante, per quanto radicata nell’artigianalità.
La Punto301 si trova, come dicevamo, a Mendrisio, nel cuore di un quartiere da sempre dedito alla produzione tessile. In una regione, quella del Ticino meridionale e dell’Insubria tutta, storicamente ricca di sartorie, seterie, camicerie e filande.
La collezione bianca
Entrando nello showroom, si viene accolti da una collezione di abiti tutti bianchi. “Come fossero tele da dipingere”, racconta Giulia Fratini. I modelli proposti nascono dall’esperienza delle tre imprenditrici; ma i colori, i materiali, la taglia, i dettagli: tutto può essere adattato al gusto e alla personalità dell’acquirente.
“Abbiamo creato una linea tutta bianca, affinché ognuno possa adattare i capi in base al proprio gusto”
Come si faceva una volta, si può quindi andare in atelier e partecipare alla creazione della propria gonna, di una camicia, un completo o del cappotto.
È la moda che si plasma in base al cliente e non il contrario. E sono la qualità e la prossimità del lavoro, dei tessuti e dei modelli a rendere il prodotto finale durevole, oltre che unico.
Una produzione, diverse identità
La Punto301 è però anche una società concreta, che non rinuncia a mettere radici solide. Alla consulenza personalizzata e al servizio individuale, affianca dunque anche una produzione sartoriale industriale.
Piccole o grandi aziende e boutique, tendenzialmente d’oltre San Gottardo, vi si rivolgono per produzioni in serie: mandano cartamodelli e stoffe (o le ordinano alla Punto301) e commissionano la parte sartoriale. Appena oltre lo showroom, ci si affaccia infatti nella zona di produzione, dove vendono realizzati gli ordini.
Una complementarietà di servizi, quella più di nicchia e quella in serie, che permette all’azienda di posizionarsi in un settore che una volta era molto florido ma che anche oggi, con le idee e la flessibilità giuste, trova spazio sul mercato.
Un armadio di fantasia
La prossimità e l’originalità delle creazioni sono d’altronde alla base del successo anche della Old Captain Co. Le camicie – il cui taglio classico viene inebriato da stoffe decisamente creative – sono il prodotto di punta dell’imprenditore luganese Yari Copt.
A differenza delle tre ideatrici della Punto301, Copt con il lato artigianale della sartoria aveva poco a che fare prima di intraprendere l’avventura di Old Captain. Da appassionato di camicie e pozzo di idee, si è quindi rivolto a mani esperte che, anche in questo caso, erano già barbicate sul territorio.
Lui si è concentrato sulla scelta dei pattern e nel trovare designer locali capaci di creare fantasie estrose, mentre la produzione l’ha affidata a delle realtà a pochi passi da casa. I tessuti arrivano quindi da Leggiuno, in provincia di Varese, mente il confezionamento dei capi viene poi finalizzato a Lugano.
La filiera corta, la sostenibilità e lo Swiss Made sono centrali per il marchio Old Captain Co così come per la Punto301: giovani realtà che tornano a far pulsare il vecchio cuore sartoriale dell’Insubria.
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