Sono improntati alla prudenza i primi commenti sul fronte lombardo alla decisione di chiudere dal primo aprile tre valichi doganali minori ticinesi nelle ore notturne (Pedrinate, Novazzano e Ponte Cremenaga).
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Cresciuto in Ticino, ho maturato esperienze in varie testate e in diversi media, dalla carta stampata e all’informazione online e alla radio. Iniziali: spal
Nella riunione di giovedì la Commissione speciale per i rapporti con la Confederazione elvetica non ne ha parlato ma a Milano forse gli umori sono leggermente diversi rispetto a quelli che traspaiono nei piccoli comuni di Ronago e Bizzarone.
Per il presidente della commissione Antonello Formenti (Lega) è importante mantenere aperto il dialogo mentre il capogruppo democratico nel Consiglio regionale Luca Gaffuri, pur condividendo solo in parte le motivazioni alla base del provvedimento, ne riduce notevolmente la portata.
Alla fine sono solo tre i valichi che da aprile resteranno chiusi, osserva Gaffuri, ed è stata assecondata la richiesta di parte italiana di intervenire ove fossero presenti corridoi di transito transfrontaliero alternativi.
La chiusura notturna delle tre dogane sarà avviata a titolo sperimentale per sei mesi. Il Consiglio federale aveva infatti deciso di procedere in tal senso dopo che le due Camere a Berna a fine 2015 avevano accolto la mozione presentata dalla parlamentare della Lega dei ticinesi Roberta Pantani secondo la quale bisognava porre un argine ai ripetuti furti e rapine nelle zone a ridosso della frontiera, in particolare a Novazzano, Ligornetto, Stabio e Pedinate.
Con l’adesione a Schengen le dogane svizzere non sono più presidiate in modo sistematico e di notte, soprattutto nei valichi secondari incustoditi, i passaggi del confine avvengono senza alcuna formalità.
E in alcuni frangenti, sostengono i fautori della misura, se ne sono approfittati i pendolari del piccola criminalità per riparare in Italia dopo la commissione di colpi in Ticino. Finita la sperimentazione comunque se ne riparlerà.
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