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I fabbri del Papa

Alla scoperta di una vecchia fucina di Mölln (Austria) dove sono forgiate le armature, gli elmi e le armi delle Guardie svizzere


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22 gennaio 1506: da porta del Popolo a Roma entrano 150 mercenari svizzeri, al comando del capitano Gaspar von Silenen, patrizio di Lucerna. Sono le prime Guardie svizzere pontificie della storia, volute da Papa Giulio II, ovvero il secondo Papa Della Rovere. Si sa, da cronache del tempo, che a loro disposizione le guardie avevano 490 ducati larghi e 970 ducati comuni, anticipati da una storica ditta bancaria svizzera, quella dei fratelli Fugger.

Sono passati 510 anni da quell giorno e le Guardie svizzere pontificie sono ancora in servizio per la sicurezza del Pontefice, e vestono più o meno le corazze che avevano quando entrarono in Roma. 

Corazze che furono “eliminate” per alcuni secoli, a causa di ristrettezze economiche in cui versava lo Stato pontificio, salvo poi essere ripristinate nel 1908 grazie ad una donazione delle associazioni cattoliche tedesche, che pagarono di tasca propria non solo le corazze per tutte le guardie svizzere ma anche le armi, gli spadoni e le alabarde; persino gli elmi caratteristici, detti “morioni”, con le punte rivolte in su.

Se per più di un secolo queste guardie hanno indossato quindi materiale “tedesco” -e non svizzero, come verrebbe da immaginare- ora da alcuni anni vestono “all’austriaca”: corazze, elmi, spade, spadoni, alabarde sono restaurate e ricostruite, sempre a mano, in una vecchia fucina di Mölln, un piccolo paese in Stiria, regione dell’alta Austria. 

Una fucina del 1300, monumento storico, dove lavora la famiglia di fabbri Schmidberger, che fa questo mestiere da ben sei generazioni, e dalla quale vi proponiamo un reportage. 

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