La cifra promessa dal governo federale al Ticino per togliere l'ostacolo alla ratifica dell'accordo fiscale da parte italiana sono giudicati insufficienti
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I 20 milioni di franchi, attinti dalla perequazione finanziaria, promessi al Ticino dal consigliere federale Ueli Maurer quale “compensazione” per i mancati introiti derivanti dal nuovo sistema d’imposizione dei frontalieri non bastano. Lo ha reso noto il consigliere agli Stati Fabio Abate, del PLR ticinese, secondo cui la vera posta in gioco è l’accesso ai mercati finanziari per gli operatori ticinesi.
A suo parere, ventilare una modifica della perequazione finanziaria, così come chiede un postulato del Consiglio nazionale accolto l’anno scorso, non può essere utilizzata come scusa per compensare il canton Ticino. Concretamente, l’atto parlamentare chiede alla Confederazione di valutare un eventuale abbassamento dal 75% al 50% della ponderazione dei redditi dei frontalieri nel potenziale delle risorse.
La consigliera nazionale Marina Carobbio Guscetti, del partito socialista ticinese, ha spiegato che l’idea di modificare la perequazione è indipendente dai problemi con l’Italia riguardo il regime di tassazione del frontalieri. Il calcolo su cui ci si basa attualmente non è infatti più attuale.
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