Italia e Svizzera nuovamente riunite con l’apertura delle frontiere
Il ripristino della libera circolazione delle persone segna il ritorno a una nuova normalità. Con queste parole il consigliere federale Ignazio Cassis, all’indomani della riapertura delle frontiere, ha ricevuto in Ticino il ministro italiano degli affari esteri Luigi Di Maio. Insieme hanno sottolineato la proficua collaborazione tra i due Stati durante la crisi sanitaria.
I continui e costanti contatti tra i due paesi e in particolare tra i due ministri durante l’emergenza sanitaria, hanno permesso tra l’altro di assicurare la circolazione dei frontalieri, in particolare di quelli attivi nel settore sanitario, e di gestire in modo efficace il trasporto delle merci alle frontiere. “Grazie per non aver chiuso le frontiere e non aver precettato i frontalieri attivi in settori essenziali come quello sanitario”. Così martedì a Ligornetto a poche centinaia di metri dal confine italiano, il capo del Dipartimento federale degli affari esteri – il ticinese Ignazio Cassis – ha voluto ringraziare l’Italia per la collaborazione durante le fasi più difficili della pandemia.
Altri sviluppi
Difficilmente l’Italia precetterà i frontalieri
Ricordiamo che fu lo stesso Ignazio Cassis che a inizio marzo, quando il coronavirus ha iniziato a diffondersi esponenzialmente anche in Ticino, chiese esplicitamente all’Italia di garantire che i frontalieri – medici, infermieri e personale ospedaliero e sanitario – potessero venire a lavorare in Svizzera. Senza di essi il sistema sanitario ticinese sarebbe crollato.
Anche Luigi Di Maio ha iniziato il suo discorso con un ringraziamento: “Nel momento peggiore della pandemia, quando non era facile trovare materiale sanitario, la Svizzera ci è venuta incontro inviandoci mascherine, tute e disinfettante. In quel momento il materiale giunto dalla Svizzera valeva oro. Non lo scorderemo mai”.
Temi bilaterali
Le due delegazioni hanno affrontato vari temi di interesse bilaterale, tra cui anche l’annosa questione della Convenzione contro le doppie imposizioni con l’annesso accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri.
Svizzera e Italia hanno parafato il 22 dicembre del 2015 un accordo sull’imposizione dei lavoratori frontalieri, unitamente ad un protocollo che modifica le relative disposizioni della Convenzione contro le doppie imposizioni. Il nuovo accordo, che dovrebbe sostituire quello del 1974, non è mai stato firmato dai due Governi né approvato dai rispettivi Parlamenti. Nonostante non siano mancate le sollecitazioni da parte del governo elvetico e soprattutto ticinese.
Ancora oggi Ignazio Cassis ha chiarito che “faremo il possibile per facilitare l’accordo sui frontalieri” e su sollecitazione di un collega ha anche aggiunto che “si tratta di un accordo internazionale che va stipulato tra due Stati. Non è dunque pensabile che l’annosa questione dell’imposizione dei frontalieri venga risolto a livello regionale”. Riferendosi alla volontà ticinese di risolvere la questione direttamente con la Regione Lombardia e non con lo stato centrale, troppo lontano dal confine elvetico.
Da parte sua Luigi Di Maio ha così commentato la situazione di stallo: “Lasciateci lavorare nel prossimo periodo per arrivare a una soluzione che possa soddisfare le parti”. Una cosa è certa, però, ha concluso Di Maio, “l’accordo si farà con due obiettivi precisi, tutelare gli interessi dei lavoratori frontalieri e salvaguardare le importanti relazioni italo-elvetiche”.
Il discorso è poi scivolato su Campione d’Italia. L’enclave italiana deve fare i conti con tutta una serie di problemi a seguito dell’entrata nello spazio doganale europeo, ma la situazione si sta piano, piano sbloccando, secondo Ignazio Cassis: “Oramai i problemi sono solo tecnici e non politici. Lo Stato italiano ha poi versato i soldi per saldare i debiti che il comune ha accumulato con ditte e istituzioni ticinesi. Non tutti i pagamenti sono stati fatti. I versamenti arriveranno”, ha però assicurato.
“L’Italia vi aspetta”
Di Maio ha poi sottolineato che “nel corso dei secoli si è sviluppata un’intensa relazione tra i due paesi, basata su legami umani, culturali, scientifici ed economici. Condividiamo anche la stessa lingua. E questo è un dato molto importante. Dobbiamo salvaguardare e promuovere l’insegnamento della lingua italiana in Svizzera. Lo so che lo fate e di questo vi sono grato”.
Rivolgendosi poi agli svizzeri, Luigi Di Maio ha concluso l’appuntamento in terra ticinese con un appello: “l’Italia ha riaperto le frontiere ed è pronta ad accogliere i turisti elvetici. Siete molto importanti perché rappresentate 10 milioni di pernottamenti all’anno e siete al quinto posto per presenza straniera in Italia. Il mio paese assicura viaggi sicuri. Venite, vi aspettiamo, nelle città e nelle strutture balneari”.
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