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La crescita economica non fa bene alla mobilità transfrontaliera

Un convoglio della compagnia transfrontaliera TILO all'aeroporto di Malpensa.
Un convoglio della compagnia transfrontaliera TILO all'aeroporto di Malpensa. keystone

I trasporti pubblici sono stati potenziati e riscuotono un notevole successo nella Svizzera italiana e nell’area insubrica ma l’incessante incremento del traffico vanifica, almeno in parte, i progressi in questo ambito.

Nelle scorse settimane alle dogane italo-svizzere le e i funzionari del Dipartimento cantonale del territorio hanno svolto i periodici rilevamentiCollegamento esterno per monitorare la situazione viaria e studiare gli eventuali interventi per gestire al meglio il traffico motorizzato in una regione, il Ticino meridionale, confrontata con questo problema che, oltre ad avere risvolti negativi dal profilo economico e sociali, ha impatti indesiderati di tipo ambientale. 

Sondaggi alle dogane

“È la quarta volta che effettuiamo questa ricerca”, annota il capo della sezione della mobilità del Cantone Ticino, Mirco Moser, secondo cui i primi risultati “non sconvolgono il panorama che si è delineato negli scorsi anni”. Il tasso di occupazione dei veicoli in entrata ai valichi di frontiera “è analogo a quello che si era osservato nel 2016”, vale a dire, a seconda delle situazioni e fasce orarie, tra 1,14 a 1,21 persone per auto.

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Questo significa che il forte flusso di manodopera transfrontaliera, soprattutto nelle ore di punta, è dovuta in larga parte a comportamenti non del tutto virtuosi da parte dell’utenza.

Naturalmente vi sono varie ragioni che possono spiegare il fenomeno e non tutte sono da addebitare a una supposta mancata assunzione di responsabilità da parte di questa categoria di conducenti. L’assenza di alternative può infatti costringere i pendolari residenti oltre confine a prendere il mezzo privato per recarsi sul posto di lavoro.

In ogni caso la strategia portata avanti dalle autorità cantonali non è unidirezionale ma si dispiega su più fronti, anche se spesso, lamenta il capo sezione ticinese della mobilità, “è difficile da mettere in atto” per ostacoli anche di ordine politico.

La controversa tassa sui parcheggi

Un esempio è stata la recente abrogazione da parte del parlamento cantonale, dopo una lunga e intricata vicenda che ha coinvolto urne popolari, corti di giustizia e aule parlamentari, della cosiddetta tassa di collegamento, l’imposta sui parcheggi dei grandi centri commerciali e delle aziende con cui si voleva penalizzare l’uso dei veicoli privati in Ticino, in particolare da parte delle e dei frontalieri. “Se hai a disposizione un posteggio sul posto di lavoro difficilmente invogli le persone a usare i trasporti pubblici o altri mezzi per recarsi al lavoro”, rileva sconsolato Mirco Moser.

Uno dei capisaldi della strategia cantonale restano dunque i trasporti pubblici, che “sono nettamente migliorati negli ultimi anni negli agglomerati” e nelle zone in cui vi sono le attività economiche. E oggi possiamo dire di “disporre di servizi all’altezza”.

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Anche sull’altro lato del confine si concorda con il proposito di agire su più fronti per cercare di regolare meglio il traffico pendolare. “La strategia deve essere composta e concertata”, dice in proposito Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa (Varese) e presidente dell’Associazione dei comuni di frontiera.

Parcheggi d’interscambio

“A Lavena Ponte Tresa, ad esempio, abbiamo appena inaugurato un parcheggio nell’ambito del programma transfrontaliero Interreg” che consente all’utenza di lasciare il veicolo privato e proseguire il percorso verso Lugano sui treni della TPL, che con il Programma di agglomerato del Luganese PAL3 hanno intensificato la cadenza oraria delle corse.

Nel contempo, continua l’amministratore varesino, una quota crescente di frontalieri/e si muove sui convogli TILO e “ci attendiamo un salto di qualità nell’utilizzo dei bus di linea con la recente revoca del divieto di cabotaggio tra Italia e Svizzera che penalizzava questo tipo di vettore”.

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Da ultimo, continua Massimo Mastromarino – ma in questo caso soprattutto in veste di presidente dell’Autorità di bacino del Ceresio – per sgravare la rete stradale si può intervenire potenziando il trasporto pubblico sui laghi insubrici. L’importante è “definire ed attuare strategie condivise”.

Inoltre, per ovviare alla parcellizzazione e frammentazione dei luoghi di provenienza della manodopera d’oltre confine, era stato concepito, nel quadro del programma di cooperazione transfrontaliera italo-svizzero Interreg, il progetto SMISTO con cui si volevano creare zone di interscambio tra mezzi di trasporto “per il quale si è manifestato un certo interesse” ma poi si è parzialmente arenato in seguito alla pandemia di coronavirus.

Mobilità aziendale da incentivare

Da parte sua il cantone Ticino ha messo a punto due crediti per promuovere la mobilità aziendale, in particolare attraverso il car-pooling e le navette che hanno registrato un certo successo. E anche le nuove app che si stanno diffondendo in questo settore costituiscono uno strumento che può contribuire ad alleggerire la pressione sulla rete stradale.

Ma si tratta pur sempre di iniziative che coinvolgono alcune centinaia di persone, a fronte delle decine di migliaia che entrano ogni giorno nella Svizzera italiana: è un po’ come togliere con un cucchiaino l’acqua del lago, annota in modo colorito Mirco Moser.

La strategia messa in campo, che ha nei trasporti pubblici il suo fulcro, “è ormai consolidata e le infrastrutture sono state potenziate”, continua, ma al contempo aumentano anche la popolazione e i posti di lavoro e con essi la domanda complessiva di mobilità: “C’è sempre uno scarto e inevitabilmente si è costretti a inseguire, arrivando un attimo dopo alla meta”.

ll 2023 ha fatto registrare un forte aumento dell’utenza del trasporto pubblico in Ticino con una crescita dell’11% dei passeggeri sui bus e del 27% sui treni regionali rispetto al 2022. Rispetto al 2019, anno di riferimento prima dell’introduzione della nuova offerta di trasporto pubblico avvenuta in concomitanza con la messa in esercizio della galleria di base del Ceneri, gli incrementi sono rispettivamente del 22% e del 46%.

Un secondo aspetto di cui occorre tenere conto riguarda la capacità del sistema dei trasporti: “la crescita non è infinita” e, soprattutto nelle ore di punta, che sono quelle determinanti per definire l’offerta, nelle tratte problematiche le riserve sono al limite (sull’arco della giornata invece le riserve di posti sono in media del 30%).

Riserve di capacità sulla rotaia

In questo contesto la rotaia “offre qualche margine di manovra in più”: i treni TILO, l’impresa ferroviaria regionale italosvizzera partecipata da FFS e Trenord, possono essere messi “in doppia”, aggiungendo sei “casse” alla composizione normale (sei casse).

Si raggiunge così facilmente un migliaio di posti per i convogli regionali transfrontalieri TILO che hanno una cadenza di due all’ora dal Ticino verso i centri strategici di Milano e Malpensa e questo aiuta sicuramente prevenire le situazioni critiche e ridurre il sovraffollamento dei vagoni.

Durante il giorno circolano nelle due direzioni tra Lugano e Mendrisio cinque convogli TILO. Uno dei due R80 raggiunge o parte dalla stazione di Milano Centrale e uno dei due S10 sconfina o parte dallo scalo di Malpensa. A questi si aggiunge un S90 tra Giubiasco e Mendrisio che transita sulla linea vecchia del Ceneri.

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La crescita economica e demografica rischia però di neutralizzare gli effetti dell’oggettivo miglioramento qualitativo e quantitativo dell’offerta del trasporto pubblico nella fascia di confine, soprattutto – sembra filtrare dai palazzi di Bellinzona – se ci si mette di mezzo la politica.

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