La frontiera ticinese sotto pressione
Lo spostamento delle rotte migratorie all’interno dei Balcani ha favorito l’aumento del numero di persone richiedenti asilo e migranti che entrano irregolarmente in Svizzera. Reportage dalla stazione di Chiasso.
Lo spostamento delle rotte migratorie all’interno dei Balcani da Austria/Ungheria alla Slovenia ed i continui sbarchi a Lampedusa hanno favorito l’aumento del numero di persone richiedenti asilo e migranti che entrano illegalmente in Svizzera. Solo nel mese di settembre si sono registrate 7’120 entrate illegali sul territorio elvetico. E la maggior parte, ovvero circa 4’000, passa dal Ticino. Lo indica l’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini. Si tratta di un numero superiore sia a quello di agosto che a quello del settembre di un anno fa.
In un normalissimo giorno di ottobre siamo andati in stazione a Chiasso per verificare sul posto la situazione: sui binari della stazione di Chiasso si aggirano decine di migranti. Si guardano attorno, con occhi interrogativi. Non sanno quale treno prendere, per andare dove sognano di arrivare. Verso una nuova casa, forse una nuova vita. “Voglio andare direttamente in Spagna. La Svizzera mi piace, ma per il momento vado in Spagna. Poi tornerò in Svizzera”, ci dice una donna del centro Africa.
Svizzera, Paese di transito
La maggior parte dei migranti, circa il 95%, non richiede l’asilo: la Svizzera per loro è insomma solo un paese di transito. Ma la pressione dei migranti su Chiasso – città che già ospita circa 600 richiedenti l’asilo – è davvero molto forte. “La confluenza c’è. E a Chiasso è superiore a tutto il resto della Svizzera. Ora lo dimostrano anche i numeri. La stazione è un punto nevralgico, infatti la polizia passa spesso”, dice la municipale di Chiasso Sonia Colombo-Regazzoni.
Vista la situazione decisamente tesa, la Confederazione ha deciso di rafforzare la protezione dei confini nel Ticino: Berna negli scorsi mesi ha infatti inviato del personale aggiuntivo dalla Svizzera tedesca a sud delle Alpi. “Il potenziamento degli agenti c’è stato e sicuramente da noi è ben visto. Questo sì, ma non è sufficiente”, prosegue Colombo-Regazzoni. “Il nostro maggior problema – conclude – è però che ormai abbiamo tre centri per i migranti. Perché a quello storico di Via Motta con 134 posti letto e quello di Pasture con 120 posti si è aggiunto il PAF che era temporaneo ma è stato trasformato in un terzo centro con 250/300 posti. E questo non va bene”, conclude,
“Ognuno ha la sua storia”
Chi sono queste persone? “Ogni migrante ha la sua storia. E dunque è difficile fare l’identikit del migrante tipo. Registriamo però una forte presenza di cittadini afgani. E abbiamo delle famiglie, ma per la maggior parte parliamo di giovani uomini soli”, spiega Luca Cometti, capitano dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC).
“Dall’Afghanistan – ci racconta un giovane afgano – siamo passati in Iran, poi in Turchia, Grecia, Macedonia, Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia e poi Svizzera. La maggior parte del tempo abbiamo fatto il viaggio a piedi, camminando. Ma anche in treno, automobile ed in barca. Tutti i confini di stato che abbiamo attraversato sono stati difficoltosi e pericolosi, perché li abbiamo sempre passati in maniera illegale. Ma il più pericoloso di tutti è stato quello tra Turchia e Grecia. Quel giorno avevamo un punto di incontro sul mare vicino al confine turco. Da lì, eravamo 10 persone, abbiamo navigato su una piccola barca fino in Grecia. Quanto è costato tutto il viaggio? Circa 5’000-6’000 euro”.
“Io sono tunisino e vengo da Sfax”, ci racconta un altro migrante. “E posso dire che a Sfax ci sono come minimo 6’000 migranti del centro Africa pronti a partire. Io sono venuto direttamente: dalla Tunisia, all’Italia, poi in Svizzera. Non ci ho messo molto tempo. Vengo da Sfax, per me uscire dalla Tunisia è stato facile”.
Timore terrorismo
In seguito allo scoppio della guerra tra Israele ed Hamas e a all’attentato di Bruxelles, in Europa è tornata la paura. L’attentatore della capitale belga era sbarcato in Italia. E a Chiasso, tra i migranti, potrebbero transitare anche dei terroristi: come avviene il primo controllo? “In prima battuta vengono identificati. Poi gli spieghiamo la procedura in corso. Poi vengono sottoposti ad un controllo degli effetti personali. Se non chiedono asilo, vengono poi liberati”, racconta ancora Luca Cometti.
Per dirla in breve, ogni migrante che non è ricercato dalle autorità e non chiede asilo riceve un foglio bianco dove c’è scritto che ha sette giorni di tempo per lasciare la Svizzera e lo spazio Schengen. E con questo foglietto in mano lascia il centro di controllo e può continuare il suo viaggio. “La maggior parte dei marocchini va in Spagna. Gli africani perlopiù in Francia. I tunisini e gli algerini in Francia o in Belgio. I turchi amano la Svizzera e la Germania”, ci dice il migrante tunisino.
Con l’aggravarsi della crisi in Medio Oriente, l’Italia e altri dieci Paesi hanno deciso di ripristinare i controlli alla frontiera. Cosa succederà a Chiasso? Difficile prevederlo. Ma di certo le mafie che si arricchiscono grazie ai migranti non si fermeranno. Perché secondo un rapporto dell’ONU, la tratta degli esseri umani è la seconda fonte di reddito per il crimine organizzato transnazionale, dopo il narcotraffico.
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