Laghi insubrici, le minacce non vengono solo dai cianobatteri
Violente perturbazioni meteorologiche, surriscaldamento delle acque, proliferazione di microrganismi e specie invasive mettono sempre più a rischio le nostre preziose riserve idriche.
Detriti e fango nelle rive, navigazione sospesa per le distese di legname galleggiante, acque infestate da virus sono alcuni degli episodi che riporta la cronaca di questi giorni in relazione alle recenti piene e inondazioni di questo inizio d’estate all’insegna del maltempo nelle regioni a sud delle Alpi.
Per il momento restano in secondo piano le proliferazioni stagionali di quelle che venivano impropriamente chiamate “alghe azzurre” e che parecchi problemi hanno creato le estati scorse, soprattutto nel Lago di Lugano. Le temperature finora leggermente più fresche rispetto a quelle degli ultimi anni hanno limitato per ora la diffusione incontrollata di microorganismi nocivi ma, come avvertono le e gli esperti, l’esperienza ci insegna che si tratta solo di una tregua momentanea.
Monitoraggio continuo e sistema d’allerta
Per circoscrivere le conseguenze indesiderate del fenomeno le autorità ticinesi hanno appena implementato un nuovo sistema di monitoraggio e di allerta per il Lago Maggiore e il Ceresio. Come è noto la proliferazione dei cianobatteri, in particolare della specie Microcystis, favorita da particolari nutrienti e dalle alte temperature, produce tossine che possono provocare fastidiose allergie alla pelle, problemi gastrointestinali e patologie epatiche che sono rischiose soprattutto per i bambini e gli animali domestici.
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La campagna informativaCollegamento esterno destinata alla popolazione dei Comuni rivieraschi e ai gestori dei lidi, è stata concepita per agevolare la convivenza con questo fenomeno. La continua evoluzione della situazione a livello locale, in funzione delle correnti e dei venti, ha indotto gli uffici cantonali competenti ad adottare una cartellonistica specifica a ridosso delle sponde dei laghi e un sistema di bandiereCollegamento esterno (gialle e rosse a seconda del livello di infestazioneCollegamento esterno) per le e i bagnanti.
Al monitoraggio visivo è stata inoltre affiancata una nuova rete di boe e sonde ad alta frequenza per l’aggiornamento in tempo reale sulla qualità delle acque dei due grandi laghi transfrontalieri. A questo proposito occorre segnalare anche la collaborazione con le piattaforme Datalakes (www.datalakes-eawag.chCollegamento esterno) e AlpLakes (www.alplakes.eawag.chCollegamento esterno).
Due boe di monitoraggio sono ubicate dallo scorso marzo nei pressi di Porto Ronco, nel Verbano e Castagnola, nel Ceresio. Si tratta di apparecchi completamente autonomi e dotati di sonde multi-parametriche situate sotto la superficie dell’acqua e di sensori di temperatura che si spingono fino a 40 metri di profondità. Il dispositivo presente nel Ceresio dispone anche di una sonda collocata a 15 metri di profondità. Oltre a queste due piattaforme di misura, nelle scorse settimane sono state posate alcune sonde su moli galleggianti situati nei diversi rami del Lago di Lugano (a Riva San Vitale, Vico Morcote e Magliaso).
Politiche transfrontaliere
Oltre confine, proprio in questi giorni, la Regione Lombardia ha varato, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca, un progetto di mappatura del Lago Maggiore e del Lago d’Iseo per quest’estate, grazie al quale saranno raccolti i dati relativi alle temperature, alle concentrazioni di nutrienti algali, clorofilla ed emissioni di gas. Lo scopo è quello di acquisire le informazioni necessarie a calibrare gli interventi di politica ambientale.
Va comunque precisato che da mezzo secolo le acque di Verbano e Ceresio sono controllate con prelievi e misurazioni a cadenza quindicinale promossi dalla Commissione internazionale per la protezione delle acque italosvizzere (CIPAIS)Collegamento esterno. Anche l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAMCollegamento esterno) sta conducendo programmi specifici di monitoraggio dei laghi svizzeri e della questione si occupa il progetto italosvizzero “SimileCollegamento esterno“, nell’ambito del programma transfrontaliero INTERREG.
Sullo stato di salute dei due principali laghi italosvizzeri e le potenziali minacce che si stagliano sulla stagione estiva abbiamo chiesto il parere di Camilla Capelli, ricercatrice nel settore dell’ecologia acquatica presso la Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (SUPSI).
tvsvizzera.it: Le violente perturbazioni degli scorsi giorni hanno avuto un impatto evidente sul Lago Maggiore (distese di tronchi, livelli inusuali). Quali sono le conseguenze sull’equilibrio biologico delle acque?
Camilla Capelli: L’impatto delle inondazioni e delle piene è dato dalle acque torbide e dai sedimenti che si depositano sul fondo degli specchi d’acqua. In genere però si tratta di fenomeni piuttosto repentini e circoscritti a livello locale che si risolvono in tempi relativamente brevi. I pesci e l’altra fauna ittica tendono a spostarsi in zone meno toccate dall’intorbidimento. Anche dal profilo microbiologico queste situazioni tendono a ritornare alla normalità nel giro pochi giorni.
Le temperature mediamente meno elevate di questo turbolento inizio d’estate scongiurano la proliferazione di cianobatteri, come avvenuto negli ultimi anni soprattutto nel Ceresio?
In realtà le forti piogge non aiutano, da questo punto di vista. Le inondazioni dilavano le superfici e una quantità significativa di nutrienti, in particolare azoto e fosforo, finisce nei laghi, favorendo la crescita di batteri. È vero che le turbolenze atmosferiche tendono ad abbassare leggermente le temperature ma le acque restano sufficientemente calde per consentire la proliferazione di microrganismi.
Direi quindi che nell’attuale contesto meteorologico dell’area insubrica la propagazione più o meno rilevante di fenomeni indesiderati può essere rallentata e ritardata ma non è affatto scongiurata. Del resto, siamo solo all’inizio della stagione estiva e bastano due settimane di caldo intenso affinché si producano effetti di questo tipo.
A questo proposito va poi sottolineato che esistono vari tipi di cianobatteri. Ve ne sono alcuni, ad esempio, che si diffondono a inizio estate in coincidenza con temperature più fresche. Questi, a dire il vero, sono all’origine di proliferazioni meno preoccupanti e nocive rispetto a quelle che si sono osservate l’estate scorsa.
Questo significa che la diffusione dei cianobatteri, che hanno fatto la loro prima comparsa nel Ceresio nel 2020, è da considerarsi ormai ineluttabile anche nei prossimi decenni?
I cambiamenti climatici, caratterizzati da temperature elevate e dall’alternarsi di estese siccità e abbondanti precipitazioni, sono destinati inesorabilmente ad aumentare e dobbiamo quindi attenderci che la proliferazione dei cianobatteri, così come sta avvenendo a livello mondiale, diventi un fenomeno comune anche nei nostri laghi.
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D’altra parte, è anche vero che il problema risulta più acuto in presenza di determinati nutrienti, quali l’azoto e il fosforo. Ed è a questo livello che si può individuare un certo margine per poter agire. Da un lato attraverso specifiche campagne di monitoraggio, dall’altro con comportamenti individuali virtuosi che consentano di ridurre il carico di fosforo nelle acque, limitando ad esempio l’uso di determinati detersivi.
Si tratta naturalmente di processi lunghi, le soluzioni non sono immediate. Occorre poi tenere conto delle specificità locali. Il Lago Maggiore, che ha una portata superiore al Ceresio, è più ossigenato e presenta concentrazioni inferiori di fosforo, per questo motivo è meno soggetto a proliferazioni di alghe.
Come dobbiamo attrezzarci per prevenire gli effetti negativi dei cambiamenti climatici, che a detta di molti sono destinati a ridurre le riserve idriche anche in Svizzera?
Tutte le previsioni indicano, in prospettiva, una tendenziale intensificazione dei fenomeni estremi come siccità e forti precipitazioni. In questo scenario i laghi assumono un ruolo sempre più rilevante come risorsa e riserva di acqua potabile, come testimonia l’impianto realizzato a Capolago nel Ceresio. E in futuro la quota di approvvigionamento idrico garantita dai laghi non potrà che aumentare.
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D’altra parte, in presenza di forti precipitazioni e inondazioni una quota molto inferiore di acqua riesce ad essere convogliata e trattata dai depuratori. La popolazione può però contribuire a tutelare le risorse idriche garantite dai laghi, come avevo accennato, riducendo gli sprechi e il consumo di sostanze inquinanti, come i detersivi. Sul piano politico amministrativo è possibile invece agire a livello infrastrutturale, potenziando ed ammodernando i depuratori delle acque.
Quali altre specie invasive minacciano i nostri laghi?
Per la popolazione e l’industria del turismo la proliferazione delle alghe è il problema di maggiore impatto. Ultimamente però si sta diffondendo in modo preoccupante anche la cozza quagga, una specie invasiva in grado di bloccare le tubature a lago e di proliferare sugli scafi. In questo senso la sua diffusione è magari avvertita meno dalle comuni cittadine e cittadini ma provoca danni economici alle aziende e costi di manutenzione alle attività nautiche.
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Purtroppo contro la sua diffusione non abbiamo a disposizione molti strumenti, una volta che arriva in uno specchio d’acqua la sua eradicazione è praticamente impossibile e l’arma migliore resta la prevenzione. Per ora è diffusa soprattutto nei laghi a nord del San Gottardo ma può propagarsi anche a sud delle Alpi. In cinque anni nel bacino del Reno ha creato biomasse enormi.
La cozza quagga produce effetti indesiderati di ordine economico. Ma per la salute dell’uomo di cosa ci dobbiamo eventualmente preoccupare?
Oltre ai cianobatteri, un’altra problematica per la salute è sicuramente costituita dai parassiti delle anatre, che sono all’origine di sempre più frequenti casi di eritemi sulla pelle. Un fenomeno favorito anch’esso dall’aumento delle temperature. Durante i periodi sempre più lunghi, in cui le acque sono sopra i 20 gradi, proliferano le larve di trematodi che possono creare più di un fastidio alle e ai bagnanti.
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