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Manodopera estera, incrementati in Ticino controlli e abusi

A livello nazionale aumentano meno le notifiche di lavoratori stranieri mentre calano le giornate d'impiego

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Sono aumentati nel 2014 i controlli su imprese e lavoratori stranieri in Svizzera, che tanto preoccupano la popolazione, come testimonia l’esito di varie votazioni locali che si sono succedute negli ultimi decenni in materia.

Dal rapporto pubblicato dalla Segreteria di Stato dell’economia (SECO) emerge un incremento moderato (+1), dopo diversi anni di sensibile crescita, di persone attive provenienti dall’estero notificate alle autorità (in Ticino si è assistito a una progressione maggiore delle notifiche pari al 4,2%). Il saldo delle giornate lavorative è addirittura calato del 3,8% (-5,1% in Ticino, con punte del -10,2% nel settore edilizio).

All’incremento dei controlli nelle aziende, tra il 2 e il 3% su scala nazionale e del 17% nel cantone di frontiera del Ticino è corrisposto un aumento del 12% degli abusi constatati tra i datori di lavoro nel cantone italofono e del 15% tra gli addetti, in particolare quelli di origine frontaliera. Anche le aziende che impiegano lavoratori distaccati sono state sottoposte a un’intensificazione dei controlli nella misura del 20,4% (+37% sui dipendenti).

Le ispezioni, indica una nota della SECO, sono state pianificate nei settori ritenuti a rischio per il dumping salariale e il fenomeno di sostituzione della manodopera locale con quella straniera.

In proposito va ribadita la presa di posizione del governo ticinese che ha ribadito il suo rammarico per la recente decisione del Consiglio federale di congelare l’implementazione di nuove misure di accompagnamento alla libera circolazione (fatta eccezione dell’inasprimento delle sanzioni amministrative a 30’000 franchi) fino all’attuazione dell’iniziativa popolare contro l’immigrazione di massa del febbraio 2014 che di fatto impone la reintroduzione di contingenti sulla manodopera straniera.

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