I frontalieri in Ticino non sono mai stati così tanti. Nel secondo trimestre del 2019 il loro numero ha infatti raggiunto 66'316 unità, facendo registrare un aumento del 3,8% rispetto ai primi tre mesi dell’anno e del 3,4% su base annuale.
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tvsvizzera.it/fra con RSI
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Le cifre sono state rese note giovedì dall’Ufficio federale di statistica. Il picco precedente (66’046) risaliva al secondo trimestre 2017 e il numero era in seguito calato sino a 62’053 a fine 2018, per poi tornare a salire fino al nuovo primato assoluto.
La gran parte dei lavoratori che varca il confine è impiegato nel settore dei servizi (42’399) e proprio in questo ramo è stata riscontrato l’incremento maggiore (+1’926). Nel settore secondario erano impiegate 23’382 persone (+486), nel primario 539 (+36).
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Oltre i fattori stagionali
Una crescita importante che sembra andare ben oltre i fattori stagionali e il terziario ne è l’emblema: in un decennio l’aumento di frontalieri nei servizi è stato di poco meno di 18’000, un vero boom (+71%). Nello stesso periodo, a titolo comparativo, nel secondario la crescita è stata dell’11% (+2’346).
Nel resto della Svizzera
Le regioni più attraenti, oltre al Ticino, sono quelle del Lemano (120’857) e la Svizzera nord-occidentale (69’279), che comprende Basilea. La gran parte dei frontalieri lavora nel terziario, che mostra anche tassi di crescita più elevati (215’385, +2,8% su base annua). Rimane comunque importante anche il ramo secondario (105’354, +1,6%).
A livello nazionale, i principali paesi di provenienza sono nell’ordine Francia (176’955), Italia (74’920) e Germania (60’169).
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