Mezzo secolo di contrabbando sul confine italo-svizzero
Le immagini catturate dalla Finanza e le storie raccontate dall'ex fiamma gialla Sergio Scipioni, tra bricolle e spalloni sulla frontiera ticinese
Le ricordano in molti le sirene che “squarciavano” la notte lungo la Tresa o nell’alto Comasco. Potevi udirle fino in Ticino, talvolta, con qualche sparo in aria, con il rumore sordo di lamiere di qualche Giulitta accartocciate in strette curve, nel tentativo di fuggire alla guardia di finanza. Questo era il contrabbando negli anni ’60 e ’70, con una frontiera che pullulava di spalloni che dal Ticino si riversavano in Italia, a Como e Varese, attraversando boschi, fiumi, lago, addirittura utilizzando rudimentali sommergibili.
Sergio Scipioni, finanziere e “cacciatore” di contrabbandieri proprio in quegli anni, ha lavorato molto per ricostruire la storia di quei giorni, raccogliendo in speciali volumi una serie di episodi ed aneddoti che narrano una frontiera davvero bollente scandita dal ritmo del “Vai vai!” degli spalloni all’urlo “Molla” delle Fiamme Gialle.
Oggi non si contrabbandano più pellicce, calze da donna, caffè o sale ma, lo confermano le circa 100 operazioni al confine con la Provincia di Varese della sola Guardia di Finanza nei primi sei mesi del 2015, il fenomeno esiste ancora.
Alcuni dati
In Italia sono stati bloccati lo scorso anno oltre 5 milioni di euro alla criminalità organizzata, intercettate più di 2 tonnellate di sigarette di contrabbando e valuta per 67 milioni di euro, 831’000 articoli contraffatti e 708 chili di droga. Dall’altra parte della frontiera, in Svizzera, nel 2014 le guardie di confine hanno registrato nella sola Svizzera italiana più di 4’000 infrazioni doganali legate in particolar modo all’importazione fraudolenta di derrate alimentari tra cui carne (oltre 1’000 casi), manufatti di tabacco (quasi 600 illeciti) e stupefacenti (500 reati).
Simone Della Ripa/rsi.ch
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