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Migrazione: Berna per ora esclude controlli più severi alle frontiere con l’Italia

guardie di confine
Ogni giorno entrano in Svizzera oltre un milione di persone, 200'000 delle quali dall'Italia. © Keystone / Gaetan Bally

La ministra di giustizia e polizia svizzera Elisabeth Baume-Schneider ha dichiarato giovedì che non sono previsti rafforzamenti dei controlli al confine sud. Una decisione che solleva critiche.

“Non è una questione di avere paura o meno. È una questione di realismo ed efficacia. Alla frontiera italiana i controlli sono stati intensificati. Ma affermare che l’intero confine è sorvegliato e che nessun clandestino entrerà più sarebbe pura retorica. Molti confini svizzeri sono situati in regioni economiche molto importanti, come ad esempio quella basilese o il Ticino, dove entrano moltissimi veicoli ogni giorno. I controlli supplementari che abbiamo deciso sono sufficienti, sono la misura giusta da prendere di fronte alla situazione attuale”.

Con queste dichiarazioni, fatte giovedì a margine della riunione dei ministri dell’interno dell’UE a Strasburgo, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, responsabile dell’Ufficio delle dogane e della sicurezza delle frontiere (UDSC), ha così per ora escluso di seguire quanto fatto negli ultimi giorni da, tra gli altri, Germania e Italia.

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Germania e Italia sospendono Schengen

Lunedì, di fronte alla crescita degli arrivi e della crisi in Medio Oriente, il Governo tedesco ha notificato a Bruxelles di voler introdurre controlli fissi alle frontiere con la Svizzera, la Polonia e la Repubblica Ceca, sospendendo così di fatto temporaneamente il trattato di Schengen. Ieri, mercoledì, l’Italia ha compiuto lo stesso passo, annunciando di voler ristabilire controlli alla frontiera tra Friuli-Venezia Giulia e Slovenia.

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Elisabeth Baume-Schneider ha detto di comprendere la reazione delle autorità tedesche, in particolare alla luce del “terribile incidente”. La consigliera federale alludeva a quanto avvenuto una settimana fa in Baviera, dove sette persone erano morte in seguito a un incidente che aveva coinvolto un veicolo di trafficanti di persone migranti, che stava presumibilmente sfuggendo a un controllo di polizia. Nel furgoncino, omologato per un massimo di nove persone, c’erano più di 20 profughi e profughe.

Una consigliera federale sotto pressione

L’annuncio della responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia sta già facendo discutere.

La questione migratoria è stata uno dei temi principali della campagna in vista delle elezioni federali in programma questo fine settimana. L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) ha ancora una volta cavalcato questo suo tema di predilezione, che assieme all’aumento dei premi dell’assicurazione malattia e le pensioni è quest’anno una delle principali preoccupazioni della popolazione svizzera. Ma anche altri partiti non sono stati da meno e la ministra socialista Elisabeth Baume-Schneider si è spesso ritrovata al centro delle critiche per la sua politica che, soprattutto a destra, molti ritengono troppo lassista.

Ad esempio, lo scorso mese di giugno la consigliera federale è stata biasimata da alcuni membri del Consiglio degli Stati per essersi dimostrata troppo passiva nei confronti di Roma. Dal dicembre 2022 l’Italia non accoglie più persone richiedenti l’asilo che, secondo l’accordo di Dublino, rientrerebbero nella sua sfera di competenza.

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Entrate illegali in aumento

La decisione, poco meno di un mese fa, dell’Ufficio delle dogane e della sicurezza dei confini di inviare personale aggiuntivo proveniente dalla Svizzera tedesca alla frontiera con l’Italia per far fronte al previsto aumento degli arrivi di persone rifugiate non ha calmato le acque.

Negli ultimi mesi, il numero di persone che entrano illegalmente in Svizzera è aumentato, in particolare a sud delle Alpi. Solo in settembre sono stati registrati 7’120 soggiorni illegali, 1’300 in più rispetto ad agosto.

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Guardie di confine alla prese con migranti alla stazione di Chiasso.

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Aumentano le entrate illegali in Svizzera

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Pressioni per reintrodurre controlli

E alla luce della decisione presa lunedì dalla Germania, l’UDC non è più sola a chiedere la reintroduzione di controlli sistematici alle frontiere. “Immaginate cosa accadrebbe se la Germania fermasse ora un maggior numero di migranti alla frontiera. Rimarrebbero in Svizzera”, ha dichiarato alla Neue Zürcher ZeitungHans-Peter Portmann. Il consigliere nazionale liberale radicale, presidente della Commissione della politica estera, ha così invitato il Governo federale a prepararsi a reintrodurre a sua volta i controlli ai valichi doganali.

Il consigliere nazionale uscente del Centro Marco Romano parla dal canto suo di “miopia” da parte della ministra socialista e di una scelta dettata da un approccio “totalmente ideologico”.

“A Lampedusa c’è un numero di sbarchi da record, c’è più gente che si muove in Europa. Non bisogna enfatizzare, ma il minimo che si possa fare è di rafforzare i controlli”, dichiara a tvsvizzera.it Romano.

Il gioco vale la candela?

Come ribadito da Elisabeth Baume-Schneider e da altri esponenti provenienti soprattutto dal suo campo politico, reintrodurre controlli sistematici alle frontiere comporterebbe però molti disagi. Un primo assaggio lo si è avuto martedì in certi valichi di Basilea e a Kreuzlingen, nel Canton Turgovia, con colonne di automobili che si sono formate in seguito all’introduzione del nuovo provvedimento da parte della Germania.

Il Governo elvetico ha poi più volte ribadito che eseguire di nuovo controlli generalizzati delle persone alle frontiere “non è realistico”. Un simile controllo, del resto, non esisteva neppure prima dell’adesione della Svizzera allo spazio Schengen. “Ogni giorno, appena il 3% delle circa 700’000 persone che in media varcavano il confine veniva sottoposto a controlli approfonditi”, faceva notare il Consiglio federale nel 2015 in risposta a un’interpellanzaCollegamento esterno del parlamentare della Lega dei Ticinesi Lorenzo Quadri, che durante la crisi migratoria aveva chiesto una sospensione degli accordi di Schengen.

La cifra di 700’000 persone – che si riferiva al periodo precedente il 2008, anno in cui la Svizzera è entrata nello spazio Schengen – è nel frattempo lievitata. Le ultime cifreCollegamento esterno disponibili dell’Ufficio federale di statistica si riferiscono al 2021 e non sono particolarmente rappresentative, poiché si era in periodo pandemico e gli spostamenti erano limitati. Più significativi i dati precedenti del 2015: in quell’anno entravano ogni giorno in media in Svizzera 1,06 milioni di persone, di cui quasi 200’000 dall’Italia.

“Non si tratta di perquisire ogni auto in entrata”, osserva Marco Romano, ma di fare dei controlli in maniera mirata, ad esempio sulle linee Flixbus e sui treni, utilizzati “dal 95% delle persone migranti” che entrano in Svizzera.

Oppure – prosegue il parlamentare ticinese – “possiamo fare gli struzzi”, facendo finta di niente poiché la maggioranza delle persone che entrano in Svizzera dalla frontiera sud vuole solo raggiungere la Germania o altri Paesi dell’Europa settentrionale. Una posizione che, dopo la decisione di Berlino di quattro giorni fa, rischia però di ritorcersi contro la Svizzera.

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