L’unico indiziato per la morte di Nadia Arcudi è il cognato della vittima. La notizia del fermo è stata data mercoledì mattina nel corso di una conferenza congiunta di polizia cantonale ticinese e carabinieri di Como (puoi rivedere il video qui Collegamento esterno). L’uomo, 42 anni, accusato di omicidio intenzionale e occultamento di cadavere, ha ammesso parzialmente i fatti, ossia solo l’occultamento.
Ha nascosto il corpo per non ferire i familiari
Il collaboratore informatico alla SUPSI avrebbe affermato di aver trovato la maestra 35enne morta in casa (venerdì pomeriggio), dove viveva con la madre, e di aver poi trasportato il corpo senza vita della donna a Rodero, per non ferire i familiari. Dopo, secondo nostre informazioni, si sarebbe presentato a una cena con i parenti, moglie e suocera, in un ristorante oltreconfine. Lunedì poi si sarebbe recato in Sicilia per un funerale. Al suo rientro, i suoi spostamenti erano tenuti sotto controllo dai carabinieri, è stato fermato. Quando è stato arrestato avrebbe con sé effetti personali della vittima. Non si conosce ancora il movente del delitto.
Il mistero dell’email
Ad incastrare l’informatico sarebbe stata soprattutto un’email a nome di Nadia Arcudi, inviata dopo il delitto ai familiari per giustificare la sua assenza.
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