La televisione svizzera per l’Italia

Ok ai bus transfrontalieri ma non bastano

Un bus della compagnia Eurobus Flixbus a Neuchâtel.
Si apre il mercato transfrontaliero per i bus- Keystone / Leandre Duggan

Accordo tra Svizzera e Italia per sopprimere il divieto di cabotaggio, una misura per cercare di indirizzare l’utenza verso i trasporti pubblici e decongestionare le strade. Il parlamentare Simone Gianini: occorrono massicci investimenti ferroviari in Italia.

Non risolverà la questione del traffico congestionato nelle regioni di frontiera tra Ticino e Lombardia ma certamente potrebbe migliorare la mobilità in termini economici e di efficienza.

L’accordoCollegamento esterno tra Berna e Roma per eliminare il divieto di cabotaggio, vale a dire il servizio di trasporto passeggeri/e anche nel Paese confinante, è infatti stato firmato giovedì a Roma dal consigliere federale Albert Rösti e dal viceministro infrastrutture e trasporti italiano Edoardo Rixi.

“Con questo accordo creiamo le basi per un’offerta di trasporto pubblico più semplice e ancora più attrattiva nelle regioni frontaliere. I collegamenti a mezzo autobus tra la Lombardia e il Cantone Ticino, tra Aosta e il Basso Vallese o tra Chiavenna (IT) e l’Engadina ne potranno beneficiare”, ha affermato il consigliere federale Rösti. Accordi analoghi per facilitare il trasporto pubblico transfrontaliero esistono già con la Germania, l’Austria e la Francia.

Fino ad oggi le compagnie che svolgono questo servizio possono effettuare nel Paese vicino unicamente una fermata al capolinea.

Traffico congestionato

La richiesta è giunta dai territori interessati, in particolare dalle regioni meridionali del Canton Ticino assediate dal traffico pendolare transfrontaliero, causato dai quasi 80’000 frontalieri e frontaliere (78’925 per l’esattezza nel secondo trimestre 2024) che quotidianamente, con il loro veicolo, si riversano lungo le direttrici che li portano al posto di lavoro nella Confederazione.

Sulla carta la soppressione di questa restrizione, a tutela delle compagnie di trasporto nazionali nei confronti della concorrenza estera, potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione nella mobilità transfrontaliera, fornendo una soluzione – anche se parziale e sicuramente non risolutiva – al traffico congestionato.

I passaggi alla frontiera, come hanno certificato anche studi commissionati dalle autorità ticinesiCollegamento esterno, continuano ad essere effettuati in prevalenza su veicoli privati occupati unicamente dal conducente e questo aspetto continua ad essere determinante nell’evoluzione dei transiti veicolari alle dogane. Il potenziamento del servizio pubblico transfrontaliero su bus di linea costituirebbe comunque una valida alternativa, come hanno dimostrato recenti esperienze (il successo della linea ferroviaria Mendrisio-Varese).

Servizio capillare nei territori

In questo quadro potrebbe risultare decisiva la possibilità per le imprese di trasporto di servire in modo capillare anche le e gli utenti che salgono alle fermate intermedie del Paese confinante rendendo competitiva la nuova offerta che si delinea all’orizzonte.

“È un provvedimento atteso da anni che si è protratto nel tempo anche a causa dei rapporti non sempre agevoli, dal profilo burocratico, con i Paesi vicini”, osserva Simone Gianini, consigliere nazionale e coordinatore dei presidenti delle Commissioni regionali dei trasporti ticinesi, confermando che il tema è seguito anche dalla Deputazione ticinese alle Camere federali.

In proposito, il parlamentare liberale radicale sottolinea gli “impedimenti” di ordine amministrativo che spesso ostacolano il raggiungimento di determinati obiettivi ritenuti del tutto ragionevoli. A suo parere è infatti “anacronistico”, continua il deputato ticinese, “il fatto che attualmente non si possano raccogliere i passeggeri all’interno di uno Stato sui bus di linea transfrontalieri”.

Una misura sola non basta

Naturalmente, continua il presidente della Commissione trasporti del Bellinzonese, “non bisogna attendersi miracoli da quest’unica misura, che potrebbe però contribuire a lenire la pressione sulle strade ticinesi”. Soprattutto se sarà integrata con altre forme di trasporto pubblico, come ad esempio le navette aziendali che recapitano la manodopera d’oltre confine direttamente al posto di lavoro, che favorirebbero l’implementazione di un sistema alternativo di trasferimento quotidiano delle lavoratrici e dei lavoratori pendolari.

Secondo la normativa vigente per svolgere un servizio di linea che sconfina in altri Paesi occorre una concessioneCollegamento esterno rilasciata dall’Ufficio federale dei trasporti (UFT). Di regola gli autobus a lunga percorrenza che attraversano la Svizzera non possono quindi effettuare servizio passeggeri locale, con partenza e arrivo all’interno della Confederazione. Negli ultimi sei anni le richieste di autorizzazione a Berna sono più che raddoppiate. L’incremento ha origine dalla progressiva liberalizzazione di questo vettore nell’Unione Europea. Inoltre alcune destinazioni servite da autolinee internazionali, non servite efficacemente dalle ferrovie, stanno riscontrano un indubbio successo. L’UFT, nella sua valutazione, vigila affinché le nuove concessioni non siano in concorrenza con una linea di trasporto pubblico esistente, in genere su rotaia. La cronaca non ha però mancato di rilevare, anche recentemente, che i controlli, da parte delle polizie cantonali o delle guardie di confine, non sono sistematici e gli abusi al divieto di cabotaggio esistono: non sembra infatti che alcune compagnie prestino particolare attenzione alle normative vigenti che prevedono anche sanzioni penali.

Tutti sembrano comunque concordi sul fatto che la revoca del divieto di cabotaggio consentirebbe di allargare sensibilmente il bacino dell’utenza del trasporto pubblico, oggi confinato nelle zone adiacenti alle stazioni delle poche tratte ferroviarie esistenti (essenzialmente la ferrovia regionale Ticino-Lombardia TILO nelle due direttrici tra Milano e Locarno, via Como e tra Malpensa-Varese-Bellinzona).

Altri sviluppi
treno tilo

Altri sviluppi

TILO, il treno che ha rivoluzionato il traffico regionale tra Ticino e Lombardia

Questo contenuto è stato pubblicato al La società ferroviaria transfrontaliera, nata nel 2004, vent’anni fa, ha permesso a molte persone, soprattutto a molti frontalieri e frontaliere, di cambiare le proprie abitudini, abbandonare l’automobile e preferirvi il treno.

Di più TILO, il treno che ha rivoluzionato il traffico regionale tra Ticino e Lombardia

Tratte che però, vale la pena di ricordare, hanno visto incrementare sensibilmente le e i passeggeri negli ultimi anni, a conferma della forte domanda di mobilità nelle regioni insubriche.

Progetti Interreg per la mobilità

Vi sono infatti numerose zone lombarde e piemontesi dalle quali i pendolari possono giungere in Svizzera solo con il loro mezzo privato e che un domani potrebbero essere servite da pullman transfrontalieri che effettuando un servizio anche per la clientela interna diventano concorrenziali e sostenibili economicamente per le aziende di trasporto.

Oltretutto, non si dovrebbe partire da zero: come è stato rilevato da più parti, in questi giorni, tra gli obiettivi del progetto SMISTOCollegamento esterno, finanziato nell’ambito del programma di cooperazione transfrontaliera Interreg, c’era quello di individuare i potenziali tracciati di nuove linee di trasporto pubblico integrate tra i vari vettori disponibili.

Un’offerta che dovrebbe coordinarsi verosimilmente con i bus navetta aziendali già esistenti – che peraltro stanno riscuotendo un innegabile successo ma che sono ancora troppo pochi – e con altre offerte sul tavolo: parcheggi di interscambio alle stazioni, servizio di car pooling, corsie preferenziali per frontalieri, nuove linee di navigazione e altro ancora. 

Vanno ora concordati i dettagli

Poi, come ha rilevato ai media il responsabile ticinese della mobilità (Dipartimento cantonale del territorio) Mirco Moser, occorrerà passare alla fase della sua attuazione concreta che richiederà un’ulteriore negoziazione tra le parti per concordare e definire gli aspetti tecnici.

Come ci conferma Simone Gianini, “l’abolizione del divieto di cabotaggio per il trasporto di persone in ambito transfrontaliero dovrà comunque essere successivamente ancora implementata con le relative regolamentazioni pratiche”, nell’ambito delle quali restano aperte diverse questioni, come ad esempio quella relativa al finanziamento di un’autolinea di frontiera, o meglio, della definizione delle rispettive quote del contributo spettante a ciascun Paese per il servizio reso all’interno del proprio territorio.

Altre infrastrutture necessarie

Per cercare di risolvere il problema del traffico transfrontaliero occorrerebbero inoltre altri importanti interventi, aggiunge il politico ticinese, in particolare ulteriori investimenti nella rete ferroviaria per rendere ancor più attrattivo quel servizio rispetto all’automobile: è significativo al riguardo il fatto che “oggi nella galleria di Monte Olimpino (Como) non possano transitare i nuovi convogli a due piani” della flotta di Trenord e che sono attesi anche nel Cantone Ticino. Nella tratta verso Gallarate-Malpensa e in direzione di Milano, poi, la realizzazione del terzo binario tra Camnago e Cantù, contribuirebbe a ridurre i tempi di percorrenza sulla linea tra Zurigo e il capoluogo lombardo, così come per l’aeroporto internazionale. Occorre poi incrementare l’attrattività del servizio ferroviario, spingendo l’utenza verso questo vettore, con offerte mirate e concorrenziali, soprattutto rispetto al mezzo privato.

L’opzione “vignetta” autostradale

In quest’ottica, un effetto sul traffico internazionale, di più lunga portata, lo potrebbe fornire, nelle intenzioni dei promotori, l’atto parlamentareCollegamento esterno presentato a Berna a inizio ottobre dallo stesso Gianini e dal collega di partito svittese Heinz Theiler, con cui si propone di aumentare il prezzo della vignetta autostradale annuale, con rimborso della differenza rispetto al costo attuale agli automobilisti con targa svizzera.

Altri sviluppi
colonna di auto

Altri sviluppi

Un contrassegno autostradale più caro per ridurre le colonne al San Gottardo

Questo contenuto è stato pubblicato al Niente pedaggio ma un aumento consistente del prezzo della vignetta autostradale per le auto immatricolate all’estero che attraversano la Svizzera: è quanto chiede una mozione presentata al Consiglio nazionale.

Di più Un contrassegno autostradale più caro per ridurre le colonne al San Gottardo

Lo scopo, osserva Simone Gianini, è quello di “rendere meno attrattivo il transito attraverso la Svizzera” e di ridurre le colonne di auto soprattutto alla galleria del San Gottardo, che negli ultimi decenni sono aumentate a dismisura. E questo avviene soprattutto nel periodo estivo, a causa del numero di veicoli (con punte sino all’80% dei transiti totali) con targhe estere dirette o provenienti dall’Italia che usufruiscono di costose infrastrutture viarie che nei Paesi vicini vengono invece fatte pagare “ben più dei nostri 40 franchi annui”.

“Non è concepita come misura contro i frontalieri”, assicura il consigliere nazionale ticinese, sottolineando che tale soluzione è una risposta diretta a chi vorrebbe invece introdurre un pedaggio al San Gottardo, che penalizzerebbe al contrario in modo massiccio il Cantone Ticino.

L’effetto indiretto, oltre a far pagare “a chi usufruisce delle nostre strade un prezzo corretto anche nel paragone con l’estero”, potrebbe effettivamente essere quello di contribuire a sgravare almeno un poco le strade del Sottoceneri dal traffico automobilistico transfrontaliero, oggi oramai costantemente congestionate durante i giorni lavorativi.

In conformità con gli standard di JTI

Altri sviluppi: SWI swissinfo.ch certificato dalla Journalism Trust Initiative

Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR

SWI swissinfo.ch - succursale della Società svizzera di radiotelevisione SRG SSR