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Riapre il casinò di Campione, pandemia permettendo

Il casinò di Campione ripreso di notte.
Da pochi giorni sono tornate le luci ad illuminare il casinò municipale di Campione d'Italia. Luci spente nel luglio 2018. tvsvizzera.it

Il casinò di Campione riapre. A tre anni e sei mesi dal fallimento, e dopo che il Tribunale di Como ha dato il suo via libera alla riapertura approvando il piano di concordato in continuità, a Campione tutto è ormai pronto. A causa della ripresa della pandemia, però, l'apertura prevista per San Silvestro, è rinviata a metà gennaio.

‘Les jeux sont faits”, verrebbe voglia di dire: sul tavolo da gioco più importante con in palio la sopravvivenza stessa del casinò, Campione d’Italia ha vinto. L’edificio progettato da Mario Botta è nuovamente pronto ad ospitare i giocatori. La riapertura è certa ma a causa del Covid, la data è stata posticipata. Infatti, come scrive lo stesso Casinò, “era già stato organizzato un evento per la notte di San Silvestro che aveva richiamato un gran numero di clienti Italiani e stranieri. Ogni cosa era stata prevista, ma non il picco di una pandemia in grado di mettere a rischio la salute del personale e dei clienti della casa da gioco, rendendo inopportuna e impraticabile, nonostante le tantissime aspettative, l’apertura delle sale da gioco».

Il consiglio di amministrazione del Casinò, in accordo con il Comune, «ha ritenuto necessario differire l’apertura del Casinò compatibilmente con l’andamento dei contagi ma, in ogni caso, entro il 28 Gennaio 2022».

Prima della chiusura, il casinò di Campione d’Italia occupava ben 495 persone. Negli anni d’oro si era arrivati a superare quota 650. Adesso saranno 174. Non uno di più (almeno inizialmente).

“Ce la faremo perché abbiamo costruito un piano industriale perfettamente sostenibile”

Marco Ambrosini, amministratore delegato

Da mesi al casinò si sta lavorando per essere pronti al nuovo inizio. Dopo che il Tribunale di Como nel giugno scorso ha accettato il nuovo piano industriale, sono partiti anche i cantieri per riequipaggiare le sale da gioco e far respirare un edificio chiuso da troppo tempo. Da alcune settimane le luci tanto care ai campionesi si sono riaccese e illuminano nuovamente il casinò.

Il piano industriale, presentato dal nuovo Consiglio di amministrazione della Casinò di Campione SpA, ipotizza per il primo anno un incasso di 40 milioni di euro per poi crescere gradualmente fino a raggiungere le cifre antecedenti il fallimento (90 milioni). Anche il personale dovrebbe aumentare gradualmente per arrivare entro cinque anni a 270-280 dipendenti.

“Ce la faremo – ci dice convinto l’amministratore delegato Marco Ambrosini incontrato in una sala da gioco dove numerosi operai stanno finendo di montare le nuovissime slot machine – perché abbiamo costruito un piano industriale perfettamente sostenibile”. Anche con l’aiuto del Comune di Campione, come spiega il sindaco Roberto Canesi: “abbiamo rivisto i rapporti con la casa da gioco che precedentemente richiedevano a favore del Comune delle somme molto ingenti e che non erano compatibili con il bilancio della casa da gioco”.

Il Casinò di Campione al momento della chiusura del 2018 era dotato di 4 piani dedicati ai giochi e operava con 800 slot machine, 56 tavoli da gioco e 27 tavoli da poker che potevano triplicare durante i grandi tornei. Ora si riparte con 500 slot machine di ultimissima generazione, una dozzina di tavoli da gioco classici. Il tutto su due piani. Un terzo piano sarà interamente dedicato al poker e ai grandi tornei che, come assicura Marco Ambrosini, verranno organizzati prossimamente.

Per il rilancio del casinò, in discontinuità con la vecchia gestione, ci sarà poi quello che l’amministratore delegato Marco Ambrosini chiama un cambiamento di paradigma: “Non ci limiteremo al solo gioco. Qui negli spazi del casinò apriremo spazi commerciali e ristoranti accessibili a tutti e non solo ai giocatori. Ci saranno poi anche sale eventi, boutique… insomma l’edificio del casinò diventerà un grande centro multifunzionale frequentato non solo da giocatori”.

Il fallimento della casa da gioco

Facciamo un passo indietro. È il 27 luglio 2018. Da mesi si parla di un possibile fallimento del casinò, anche se il fatturato resta stabile attorno ai 90 milioni di euro all’anno. Seppur nell’aria, nessuno però ci crede veramente, anche perché come è possibile che un casinò fallisca quando lo sanno tutti che il banco vince sempre? Eppure, il Tribunale di Como proprio quel giorno dichiara fallito il casinò di Campione d’Italia. La richiesta di fallimento era stata presentata dalla Procura di Como. Motivo principale? L’impossibilità da parte della casa da gioco di versare quanto dovuto al Comune di Campione, socio unico. Un debito milionario che già al 30 aprile 2018 ammontavano in generale a 132 milioni di euro, di cui 42 spettanti al comune.

Non solo. Al fallimento del casinò sono seguiti nel 2018 la dichiarazione di dissesto finanziario del Comune, le dimissioni di quattro consiglieri e il successivo scioglimento del Consiglio Comunale eletto nel 2017, la nomina di un organismo straordinario di liquidazione e di un commissario prefettizio. Si arriva così al licenziamento collettivo di 86 dei 102 dipendenti comunali. Una decisione inizialmente sospesa d’urgenza dal TAR, e infine confermata a giugno del 2019 dal Consiglio di Stato. Se aggiungiamo anche la soppressione dei quasi 500 posti di lavoro del casinò, si capisce che il paese è davvero in ginocchio.

Un po’ di luce arriva nel dicembre del 2020, quando la Corte di Cassazione revoca la sentenza di fallimento del 2018. La società presenta così una domanda per l’accesso alla procedura di concordato preventivo in continuità aziendale. La proposta di concordato – accettata nella primavera 2021 dal Tribunale di Como – prevede la riapertura della casa da gioco e la riassunzione di una parte degli ex dipendenti. Altri ex impiegati si sono nel frattempo reinventati.

La proposta ai creditori depositata nell’aprile 2021 prevede ha una durata quinquennale che si fonda in estrema sintesi su:

  • una radicale discontinuità strategica, di governance e gestionale rispetto al passato;
  • un nuovo rapporto con il Comune, che si impegnato a sottoscrivere una convenzione in base alla quale i meccanismi di compenso da parte della casa da gioco rispetteranno l’equilibrio economico-finanziario della società di gestione;
  • un significativo contenimento dei costi attraverso maggiore flessibilità organizzativa e ridimensionamento della pianta organica. Alla riapertura i dipendenti saranno 174, ma è previsto un progressivo aumento, fino a 270-280 persone, nell’arco dei 5 anni;
  • l’esternalizzazione delle funzioni non core, tra cui ristorazione, organizzazione degli eventi e attività di marketing, che potranno quindi creare nuova occupazione sul territorio;
  • il recupero dei ricavi da gioco (che nel 2017 ammontavano a 91 milioni), che nel primo anno di attività dovrebbero raggiungere i 41 milioni di euro, per salire a 80 milioni il quinto anno;
  • il pagamento dei creditori (circa 130 milioni) ed in particolare, per i creditori privilegiati (ovvero i dipendenti, l’Agenzia delle Entrate e l’Erario) un rimborso pari al 100% nell’arco dei 5 anni, mentre per i creditori chirografari (tra cui la Banca Popolare di Sondrio, principale creditore, e i fornitori) il pagamento del 60% del credito con la possibilità di arrivare a percentuali maggiori, anche al 100%, in caso di flussi di cassa superiori;
  • infine, il pagamento del debito verso il Comune di Campione, previsto oltre i 5 anni, salvo ricavi aggiuntivi che permettano di rimborsare completamente i chirografari e quindi procedere al pagamento dell’amministrazione.

Chi piange e chi ride

90 milioni di euro. Questo, come ricordato precedentemente, il fatturato nel 2017 del casinò di Campione. Come ci insegna il primo principio della termodinamica, l’energia può essere trasformata da una forma in un’altra ma non può essere né creata né distrutta. E i soldi giocati in un casinò? Più o meno seguono la stessa legge.

Nel 2017, Campione ha un giro d’affari di circa 90 milioni di euro, ovvero 100 milioni di franchi (secondo il cambio medio del 2017). Nello stesso anno, il casinò di Lugano (che in linea d’aria dista meno di 5 chilometri) ha realizzato un prodotto lordo dei giochi di circa 31 milioni di franchi. Quello di Mendrisio quasi 47 milioni (vedi tabella).

Nel 2018, come scrive la Commissione federale delle case da gioco, “i casinò elvetici hanno aumentato la cifra di affari di circa 23 milioni rispetto all’anno precedente”. I proventi del gioco d’azzardo persi a Campione sarebbero dunque andati soprattutto al Casinò di Lugano che ha chiuso un anno letteralmente d’oro: solo in termini di incassi l’aumento nel 2018 è stato del 41,5%, oltre 53% nel solo mese di dicembre. I giocatori sono cresciuti del 28,9%. Non sarà un caso che il casinò di Campione sia chiuso da 5 mesi.

Arriva poi il 2019, con il casinò di Campione chiuso durante tutto l’anno. La Commissione federale delle case da gioco, nel suo rapporto del 2019, scrive testualmente: “Nel 2019 le case da gioco hanno realizzato un prodotto lordo dei giochi pari a 742,5 milioni di franchi. Questa cifra di affari è aumentata di circa 40 milioni rispetto all’anno precedente. La chiusura del casino di Campione d’Italia è stata una delle principali cause dell’aumento del giro d’affari in territorio svizzero”. Confermato il primo principio della termodinamica.

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Dal commissariamento al nuovo sindaco

Al fallimento del casinò, come anticipato, si aggiunge immediatamente anche una crisi politica. Eletto come candidato unico nel giugno 2017, a settembre 2018 (a meno di due mesi da fallimento) il sindaco di Campione Roberto Salmoiraghi si dimette dall’incarico. Roma nomina un commissario prefettizio nella persona di Giorgio Zanzi, già prefetto di Varese. Da subito però Zanzi chiarisce che la sua priorità non sarà la riapertura della casa da gioco, considerati i numerosissimi problemi (e i tanti debiti) che il Comune deve affrontare. Il commissario prefettizio regge l’amministrazione dell’enclave per due anni, fino alle elezioni comunali del settembre 2020.

Dalle urne esce il nome di Roberto Canesi della lista civica “Campione rinasce”. Non un nome a caso. Infatti, nel programma del candidato sindaco c’è soprattutto la valorizzazione turistica dell’enclave, prospettando per Campione d’Italia un nuovo inizio, slegata o comunque non totalmente dipendente, dalla ‘monocoltura’ del casinò. Il neosindaco riconosce però la necessità del rilancio, certo su altre basi, del casinò. Perché volenti o nolenti, la casa da gioco resta il solo motore in grado di avviare la rinascita del comune. Sebbene Campione sia oberato da debiti, l’amministrazione comunale fa di tutto per riaprire il casinò. E oggi possiamo dire che Roberto Canesi ce l’ha fatta: il casinò riapre. La storia può riprendere.

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