Ventiquattromila in Svizzera, di cui circa 1’500 in Ticino. Queste le società interessate dalla riforma III della fiscalità delle imprese, affrontata mercoledì dal Consiglio Nazionale.
Obiettivo: compensare la prevista abolizione degli statuti speciali cantonali per le holding, le società di amministrazione e le società ausialiarie con la loro principale attività commerciale all’estero.
Come richiesto dall’Unione Europea e dall’OCSE la riforma si prefigge di abolire il loro trattamento fiscale privilegiato praticato dai cantoni rispetto alle altre imprese tassate in maniera ordinaria.
Per evitare la fuga di queste società, il cui gettito in Svizzera è di circa 4 miliardi di franchi, si pensa a forme di compensazione come l’imposizione ridotta per i redditi derivanti da licenze e brevetti e di concedere a livello cantonale maggiori deduzioni fiscali per le spese in ricerca e sviluppo.
Al di là delle decisioni a livello parlamentare, la partita si gioca tra i cantoni.
In Ticino il gettito complessivo delle società a statuto speciale, tra imposta federale, cantonale e comunale, ammonta a circa 190 milioni di franchi. Attualmente il carico fiscale per utili di queste società è di circa il 10% contro il 19,8% per le imprese svizzere tassate in maniera ordinaria.
Ipotizzando che le principali aziende a statuto speciale rimangano in Ticino per mantenere il gettito attuale invariato, occorrerebbe applicare un’aliquota fiscale complessiva per tutte le società del 16,8%.
Per il Cantone trovare una via d’uscita sarà davvero un’impresa considerato i conti deficitari e l’adozione dello strumento del freno ai disavanzi. Sempre che per queste aziende l’aspetto fiscale sia prioritario per rimanere in Ticino.
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