Causa-effetto tra infarti, ictus e inquinamento
C'è una correlazione diretta tra inquinamento atmosferico e l'insorgere di malattie cardiovascolari, quali infarti e ictus. Lo conferma uno studio decennale condotto dai reparti di cardiologia e neurologia dell’ospedale Sant’AnnaCollegamento esterno di Como in collaborazione con l'altro ospedale lariano, il ValduceCollegamento esterno. I risultati sono stati pubblicati sull'International Journal of Cardiology.
Diciamolo subito. Contrariamente a quanto è stato divulgato, a Como non si muore di malattie cardiovascolari più di quanto si muoia in altre realtà urbane italiane, europee e mondiali. Lo studio pubblicato sull’International Journal of CardiologyCollegamento esterno è però stato condotto sui residenti di Como su un decennio, dal gennaio 2005 al dicembre 2015, ed ha messo in luce una possibile correlazione tra inquinamento dell’aria e incidenza delle malattie cardiovascolari.
C’è inoltre la diretta correlazione tra picchi di inquinamento e l’aumento nei giorni successivi di ricoveri per problemi legati alle malattie cardiovascolari. Un dato che per i medici è abbastanza normale ma, considerato che l’aria è sempre più inquinata, è un dato che fa riflettere.
Si tratta di prevenire, dicono i medici. E i risultati dello studio dovrebbero dare un nuovo indirizzo alla politica sanitaria. Inoltre i parametri d’allerta degli agenti inquinanti dovrebbero forse essere ulteriormente abbassati.
Metodo
Nel periodo considerato dallo studio, sono stati osservati 4’110 pazienti residenti a Como colpiti da infarto e ictus. Parallelamente questi dati sono stati confrontati con quelli sull’inquinamento dell’aria registrati dalle stazioni poste a Como dell’Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente).
L’età media dei pazienti ricoverati è 71 anni, prevalentemente uomini (65%).
Si tratta di uno dei primi studi condotti su un così lungo periodo. E la lunga osservazione permette di meglio identificare l’influenza dell’inquinamento sulle ospedalizzazioni.
Obiettivo
L’obiettivo dello studio era di studiare la correlazione tra l’esposizione in un breve lasso di tempo all’inquinamento dell’aria e l’insorgere di malattie cardiovascolari osservate durante un lungo periodo.
Conferme
Lo studio, come detto, conferma la possibile correlazione tra inquinamento atmosferico e eventi cardiovascolari, quali infarti e ictus. In breve, l’inquinamento aumenta il fattore di rischio per malattie cardiovascolari fino al 4%. Poco? Tanto? Se si considera che all’origine delle malattie cardiovascolari ci sono, oltre all’inquinamento, tutta una serie di fattori (fumo, diabete, ecc.), aumentare il rischio del 4% significa aumentare, di molto, la possibilità di incorrere in una malattia cardiovascolare, che ricordiamo, è la prima causa di morte nei paesi cosiddetti sviluppati.
Agenti “killer”
Inquinamento atmosferico significa soprattutto la presenza di diversi agenti “killer”. Questi sono soprattutto ozono (O3), viossido d’azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e naturalmente le polveri fini PM10 e PM2.5.
Autori
Gli autori dello studio sono Simone Vidale, neurologo al Sant’Anna, Marco Arnaboldi (neurologo, Sant’Anna), Vittorio Bosio (direttore socionsanitario, Sant’Anna), Giovanni Corrado (cardiologo, Valduce), Mario Guidotti (neurologo, Valduce), Roberto Sterzi (Neurologo, Niguarda di Milano) e Carlo Campana, primario di cardiologia al Sant’Anna.
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