Da gennaio le e i dipendenti pendolari residenti in Italia possono svolgere fino a un quarto della loro attività professionale al proprio domicilio senza variazioni a livello fiscale.
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tvsvizzera.it/spal con Keystone-ATS
La consigliera federale Karin Keller-Sutter e il ministro dell’economia e delle finanze italiano Giancarlo Giorgetti hanno firmato un Protocollo di modifica dell’Accordo sui frontalieri che disciplina in modo durevole l’imposizione del telelavoro per i lavoratori frontalieri, su cui era già stata raggiunta un’intesa provvisoria.
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Le conseguenze del nuovo accordo sui frontalieri
Il 17 luglio 2023 è entrato in vigore il nuovo accordo italo-svizzero sull’imposizione dei frontalieri. Cosa cambia con questa intesa?
Questo significa che a partire dal 1° gennaio 2024 le e i frontalieri hanno la possibilità di svolgere a casa loro fino al 25 per cento del tempo di lavoro previsto dal contratto.
Il lavoro a distanza, precisa una nota della Confederazione, “non ha ripercussioni né sullo Stato legittimato a imporre il reddito da attività lucrativa dipendente, né sullo statuto di lavoratore frontaliere”.
Superata la precedente intesa
Con la firma odierna viene quindi risolta la questione che riguardava questa categoria di lavoratrici e lavoratori che viveva in una situazione d’incertezza dal 31 gennaio 2023, quando le regole introdotte durante la pandemia erano scadute.
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La tassazione del telelavoro dei frontalieri ha ora una base legale
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Dopo il Consiglio nazionale, anche quello degli Stati ha approvato giovedì la legge federale ad hoc sull’imposizione del telelavoro dei lavoratori e delle lavoratrici frontaliere. La norma ricalca le soluzioni già negoziate separatamente con la Francia e l’Italia.
Il Protocollo di modifica siglato giovedì va quindi a sostituire la precedente intesa, i cui aspetti pregnanti non subiranno modifiche.
Dal profilo strettamente formale il Protocollo entrerà in vigore non appena entrambi i Paesi avranno concluso l’iter di ratifica con efficacia al 1° gennaio 2024.
Un accordo simile è stato raggiunto con la Francia, ma i frontalieri francesi possono lavorare in modalità remota fino al 40% pur essendo tassati in Svizzera. Lo scorso novembre, Karin Keller-Sutter ha giustificato questa disparità facendo riferimento a condizioni giuridiche diverse.
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