Ticino, fiume moribondo causa burocrazia
Le secche del fiume coincidono con le secche nelle quali si è arenato il dialogo tra Italia e Svizzera sulla gestione delle acque, e tra i settori italiani interessati dall'uso
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Ticino, il fiume moribondo… causa burocrazia
Dietro alla ben nota questione del livello idrometrico del Lago Maggiore, querelle annosa e ancora da ridiscutere che ha avuto lo scorso anno un ultimo aggiustamento a +1.25 metri sullo zero di Sesto Calende, si celano le spoglie di un fiume, il Ticino, caduto in una situazione di letterale apnea per mancanza d’acqua e di ossigeno per la fauna ittica, aggravata dal caldo e dalla siccità.
La gente del fiume, tra Vigevano e Pavia, lo guarda con una certa desolazione e cammina per decine e decine di metri prima di trovare un’acqua bassa, ferma, dalla quale sale un odore acido che è figlio, data la carenza d’acqua, della maggiore concentrazione nella stessa dei rifiuti riversati nel Ticino dalle cittadine e dalle aziende non lontane da queste sponde.
Le secche del fiume sembrano le secche nelle quali si è arenato il dialogo tra Italia e Svizzera sulla gestione di queste acque, ma anche il dialogo tra i diversi settori italiani interessati dall’uso, con destinazioni diverse, dell’importante risorsa d’acqua. Le autorità e i commercianti locarnesi che non vogliono vedersi arrivare l’acqua addosso, gli albergatori del Verbano che non vogliono veder sparire porzioni di spiaggia, gli agricoltori sotto Sesto Calende che vedono mancare l’acqua per irrigare e gli Enti Parco che vedono morire l’ecosistema hanno tutti le loro ragioni. E non riescono ad accordarsi.
Dalla parte italiana o perlomeno nell’opinione del Presidente del Parco del Ticino, tuttavia, irrita ancora quella lettera dell’Ufficio federale dell’ambiente di Berna che chiedeva il ritorno agli accordi di 70 anni fa per i quali il livello idrometrico del fiume era stato fissato a +1 metro nel periodo estivo, livello aggiustato dalla risposta italiana a +1.25. Un compromesso che pare non bastare. Sale forte, quindi, l’invocazione a riaprire un dialogo italo svizzero e magari ad operare per il sogno di un parco internazionale della Ticino Valley.
Urge una soluzione, anche perché altrimenti gli unici pesci che si potranno pescare nel Ticino, saranno quelli di allevamento dei resort di pesca sportiva che rimangono sulle sponde del fiume malato.
E stando alla lettera spedita oggi dal Ticino all’Italia la cosa non sembra di facile soluzione.
Francesco Facchini/alaNEWS
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