Taxi in Ticino, tra concorrenza italiana e lotte interne
Il settore dei taxi nel cantone Ticino si trova tra l'incudine della concorrenza (italiana e interna) e il martello delle norme svizzere. Un "Far West"che la trasmissione della Radiotelevisione svizzera il Quotidiano esplora in questo approfondimento.
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tvsvizzera.it/Zz con RSI (Il Quotidiano del 11.03.2019)
“Da Lugano a Zurigo posso farle 500 euro, però sul foglio di servizio devo far risultare che parto dall’Italia, ma quello è un problema mio”. Quest’offerta di un tassista italiano contattato dalla Radiotelevisione svizzera è illecita. Gli sarebbe vietato effettuare trasporti interni in Svizzera, si tratta di cabotaggio.
Una pratica sleale molto difficile da arginare per le autorità. Gli autisti italiani spesso viaggiano nel cantone senza segnale luminoso e sono difficili da individuare per la polizia. Anche in caso di controllo, data l’assenza del cronotachimetro (obbligatorio per i tassisti svizzeri), non è per nulla evidente stabilire se il trasporto sia lecito o meno.
Paradossalmente, sono i tassisti regolari a essere oggetto di controlli frequenti e mirati.
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Indipendentemente dalla nazionalità, i metodi usati per aggirare le regole sono molti. C’è ad esempio chi immatricola un veicolo per il trasporto di clienti di un’azienda che con i taxi non ha nulla a che fare e che poi, nella pratica, offre un servizio taxi abusivo.
Alla concorrenza illegale si aggiunge quella legale dei frontalieri (a cui basta una casella postale per immatricolare un veicolo in Ticino) e, nel caso di Lugano, quella tra i detentori di diversi permessi. C’è chi ha diritto a sostare nei luoghi pubblici appositamente segnalati in attesa di clienti (autorizzazione di tipo A), e chi può lavorare solo su chiamata (tipo B). Ci sono poi gli indipendenti che lavorano su chiamata e non possono usufruire delle corsie preferenziali.
La lotta è senza esclusione di colpi tra i molti tassisti che faticano a pagare le bollette alla fine del mese. Spesso si constatano abusi.
Finora le autorità non sono riuscite ad arginare il fenomeno. Il tentativo municipale di abolire il sistema dei diversi tipi di autorizzazione qualche anno fa è stato bloccato dai detentori del permesso A che non volevano veder sparire i propri privilegi. Una mozione che chiedeva di risolvere il problema a livello cantonale, invece, è finora rimasta lettera morta.
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