Turismo della spesa, primo sì da Berna per un giro di vite
Il progetto del Governo svizzero di ridurre il limite di franchigia IVA da 300 a 150 franchi per cercare di frenare il turismo della spesa è stato approvato martedì dalla competente commissione del Consiglio nazionale.
Ogni anno, gli svizzeri e le svizzere spendono oltre 8,5 miliardi di franchi (quasi 9 miliardi di euro) nei Paesi limitrofi per il turismo degli acquisti, stando alle stime della Swiss Retail FederationCollegamento esterno, la federazione dei commerci al dettaglio. A patirne sono soprattutto i negozi nei cantoni di confine, in Ticino, a Basilea, Ginevra, Giura, San Gallo e Neuchâtel.
Su richiesta del Parlamento, che nel 2021 ha approvato una mozioneCollegamento esterno che chiede di “migliorare l’equità fiscale nel flusso di merci del piccolo traffico di confine” nonché altri interventi che vanno nello stesso senso, il Governo ha presentato un progetto che prevede di ridurre l’attuale limite di franchigia IVA, abbassandolo da 300 a 150 franchi.
Concretamente, oggi una persona residente in Svizzera che fa la spesa in Italia ha la possibilità da un lato di poter richiedere la restituzione dell’IVA italiana a partire da acquisti per 70 euroCollegamento esterno, dall’altro di non pagare l’IVA svizzera (dal 2,6% per le derrate alimentari fino all’8,1% per l’aliquota normale) se il valore complessivo delle merci non supera i 300 franchi.
Dal primo febbraio 2024, l’Italia ha ridotto da 154,94 a 70 euro la soglia per chiedere il rimborso dell’IVA sugli acquisti di beni effettuati nella Penisola.
La misura, contemplata dalla Legge di bilancio, ha per obiettivo d’incentivare la spesa dei turisti e delle turiste che provengono da un Paese al di fuori dell’UE e quindi anche di tutti quegli svizzeri e quelle svizzere che hanno per abitudine di fare i loro acquisti nelle regioni di confine.
Abbassando questo limite a 150 franchi, la speranza è di riuscire a frenare almeno in parte il turismo della spesa.
Un primo sì è giunto martedì. Per 12 voti a 11 e due astensioni, la Commissione dell’economia e dei tributi del Consiglio Nazionale (CET-N) ha approvato la proposta.
La maggioranza della CET-N si è detta “convinta che una riduzione del limite di franchigia consentirà di riportare in Svizzera creazione di valore”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno.
Una minoranza in seno alla commissione teme invece una contrazione del potere d’acquisto delle persone con reddito modesto e un aumento della burocrazia.
Timori condivisi in un primo tempo anche dal Governo, che rispondendo alla mozione del Parlamento aveva proposto di respingerla, ritenendola contraria alla lotta portata avanti contro “l’isola dei prezzi elevati” che è la Confederazione e nociva per i consumatori e le consumatrici.
+ Per approfondire: la puntata della trasmissione della RSI Patti Chiari dedicata alla “guerra dell’IVA” tra Svizzera e Italia:
L’impatto sul potere d’acquisto
La procedura di consultazioneCollegamento esterno, che si è conclusa in marzo, ha dato esiti contrastanti. Da più parti la proposta è stata ben accolta poiché, come scrivono ad esempio il Partito liberale radicale e l’Unione democratica di centro, la misura permetterà di rafforzare la competitività delle regioni di confine.
Sono emersi però anche diversi dubbi. Ad esempio, il Partito socialista, pur dicendosi cosciente delle difficoltà incontrate dai negozi nelle zone di confine, ha respinto la proposta ritenendola negativa per l’impatto che avrà sul potere d’acquisto dei consumatori e delle consumatrici. Un’argomentazione condivisa, fra gli altri, dalla Fondazione la svizzero tedesca per la protezione dei consumatori e delle consumatrici (SKS), che ha lanciato una petizione per opporsi alla misura.
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Fatto forse più sorprendente, anche un Cantone di frontiera come il Ticino ha espresso qualche perplessità.
Nella sua risposta, il Governo ticinese sottolinea che “in questo preciso momento storico segnato da un generale aumento dei costi non sistematicamente compensato da un pari rialzo dei redditi, la riduzione della soglia in discussione rischia di causare un’ulteriore contrazione del potere d’acquisto dei cittadini”.
“In questo senso – prosegue la lettera – auspichiamo che gli effetti della diminuzione della franchigia vengano analizzati tenendo conto degli interessi sia dei commercianti che dei consumatori, così come anche della recente decisione dello Stato italiano relativa all’abbassamento della franchigia a partire dalla quale è possibile chiedere la restituzione dell’IVA”.
Una soglia ancora troppo alta per alcuni
Un altro punto che ha fatto e farà sicuramente discutere quando il progetto sarà esaminato dal plenum è la soglia di 150 franchi.
Il Governo ha optato per questo importo e non per una somma inferiore per evitare un sovraccarico di lavoro alle dogane. “Nel caso di un limite di franchigia inferiore a 150 franchi, il numero [di operazioni di sdoganamento] aumenterebbe in modo massiccio”, si legge nel rapportoCollegamento esterno del Dipartimento delle finanze. Il generalizzarsi dei nuovi strumenti tecnologici, nella fattispecie l’app doganale QuickZollCollegamento esterno, permette solo in parte di risolvere il problema, poiché “molte persone vorrebbero comunque continuare a sdoganare le merci allo sportello”.
Per alcuni, la soglia rimane comunque troppo alta. “Pur accogliendo con favore la riduzione, dobbiamo renderci conto che il passaggio da 300 a 150 franchi avrà un effetto minimo o nullo e non risolverà in alcun modo il problema”, ha sottolineato la Swiss Retail Federation, che chiede di abbassare la franchigia a 50 franchi.
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