Varese si scopre città di confine e attira nuovi frontalieri
Varese ha lanciato una campagna per rendere il comune un luogo di residenza attrattivo per le persone frontaliere che lavorano in Svizzera. Dopo l’entrata in vigore del nuovo accordo fiscale italo-svizzero, la città lombarda sta aprendo uno sportello d’informazione e vuole adattare i suoi servizi alle esigenze dei lavoratori.
Il 17 luglio scorso è entrato in vigore il nuovo accordo italo-svizzero sull’imposizione fiscale dei frontalieri. Approvato in prima lettura dal Senato italiano il primo febbraio 2023, il Comune di Varese si è subito mosso dando il via a una campagna di promozione del territorio: “Varese è a pochissimi chilometri dal confine svizzero – spiega il sindaco Davide Galimberti – ma solo recentemente viene percepita come città di confine con tutti gli aspetti e le peculiarità”.
Nel febbraio scorso Varese ha dunque lanciato la campagna “Lavorare in Svizzera ma vivere a Varese” che mette in evidenza le opportunità offerte dalla città: dai servizi educativi a misura di famiglia, agli impianti sportivi e fino al nuovo collegamento ferroviario che collega in poco tempo Varese con Mendrisio e Lugano.
“Abbiamo dato il via a una campagna – spiega il sindaco – rivolta a una particolare categoria di utenti, quella delle persone frontaliere, per promuovere le tante opportunità della città, che in questi anni è diventata sempre più moderna, attrattiva, servita bene, basti pensare al collegamento TILO su rotaia che in meno di 20 minuti porta oltre confine”.
Un collegamento ferroviario – il TILO – che unisce Lugano e Mendrisio a Varese e all’aeroporto di Malpensa. Ma soprattutto unisce Varese a Como: “Beh, indubbiamente il TILO è un mezzo fantastico, abbiamo la nostra metropolitana transfrontaliera. Grazie a questa infrastruttura – sottolinea Galimberti – tutto il sistema economico, sociale e culturale dell’area di frontiera migliorerà e diventerà sempre più competitivo. Direi che questi spostamenti, sempre più veloci, consentono di dire che effettivamente tra Italia e Svizzera non ci sono più confini”.
Primo bilancio
Dopo nove mesi, Davide Galimberti racconta che la campagna sta dando dei risultati molto interessanti: “Il numero dei residenti frontalieri è in costante crescita e stiamo valutando tutta una serie di servizi per far fronte alle necessità di queste persone che vengono a vivere a Varese ma che vanno oltreconfine a lavorare”.
Attualmente Varese, con la sua provincia, è l’area con più frontalieri d’Italia: 35’000 su 120’000, ma soprattutto conta quasi il 50% dei frontalieri che ogni giorno lavora in Ticino.
Anche se non specificatamente indirizzata ai cittadini svizzeri, già a febbraio Davide Galimberti non aveva escluso a priori l’arrivo di persone dalla Svizzera: “La campagna è rivolta anche ai cittadini elvetici che vogliono venire a Varese a vivere. I vantaggi possono essere molteplici. Comunque registriamo in tutta l’area di confine una inversione di tendenza rispetto a qualche anno addietro, ovvero un trasferimento di cittadini svizzeri in Italia. Forse perché il costo della vita è più basso”.
Sportello per i frontalieri
La seconda offensiva è stata lanciata a fine settembre. Il Comune di Varese insieme ai sindacati hanno infatti firmato un accordo che prevede l’istituzione di un tavolo permanente che si occuperà delle tematiche che riguarda la manodopera frontaliera.
In concreto, “il comune aprirà uno sportello informativo per lavoratori e imprese – spiega Davide Galimberti – che darà indicazioni sul nuovo accordo fiscale e illustrerà servizi e opportunità per chi ogni giorno si reca in Svizzera. Inoltre, vogliamo recepire dai diretti interessati le esigenze di servizi e infrastrutture”. In breve, Varese vuole sviluppare un nuovo welfare comunale che regoli servizi erogati dal Comune in base ai tempi e alle esigenze anche dei lavoratori frontalieri.
“In questo senso – aggiunge Galimberti – già si pensa di adattare gli orari delle scuole che potranno essere modulati sulla base delle esigenze dei frontalieri. Questo significa aprire gli asili e le scuole in maniera tale da consentire alle persone di recarsi al lavoro oltreconfine. Per questo istituiremo dei servizi prescolastici che partiranno fin dalle sette del mattino”.
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