Vecchi frontalieri e la controversa lista dei comuni di confine
I vecchi frontalieri della provincia di Sondrio non sono riconosciuti come tali se lavorano nel Canton Ticino. Secondo l’interpretazione della Svizzera non si è tenuti a versare per questi lavoratori parte del gettito fiscale ai comuni della provincia. Un problema di interpretazione delle norme nato nel lontano 1974.
Il nuovo accordoCollegamento esterno relativo all’imposizione dei lavoratori e delle lavoratrici frontaliere, entrato in vigore il 17 luglio 2023, prevede due tipologie: il “vecchio frontaliere”, colui che lavorava oltre confine già nel periodo tra il 31 dicembre 2018 e il 17 luglio 2023 (e lo resterà fino alla pensione), e il “nuovo frontaliere”, ovvero colui che ha a iniziato l’attività dopo l’entrata in vigore del nuovo accordo.
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Tra queste due tipologie esiste una differenza sostanziale: i nuovi frontalieri dovranno pagare in Svizzera un’imposta alla fonte con aliquote pari all’80% di quelle ordinarie e dovranno poi pagare l’IRPEF in Italia secondo le aliquote ordinarie con detrazione per quanto già pagato in Svizzera (evitando la doppia imposizione). I vecchi frontalieri continueranno a pagare unicamente in Svizzera l’imposta alla fonte. La differenza dell’imposizione fiscale tra i due soggetti può essere importante.
I nuovi frontalieri devono pagare l’IRPEF in Italia con detrazione per quanto già pagato in Svizzera. I vecchi frontalieri pagano l’imposta alla fonte solo in Svizzera.
Inoltre, una regola transitoria presente nel nuovo accordo (valida fino al 31 dicembre 2033) stabilisce che i Cantoni Vallese, Ticino e Grigioni continueranno a versare, come hanno fatto fino ad ora, ai comuni di confine una compensazione finanziaria sulla remunerazione dei vecchi frontalieri, ovvero il 40% delle imposte prelevate nella Confederazione. Contributi meglio conosciuti come ristorni: nel 2022 il Ticino ha versato ai comuni di confine circa 107,5 milioni di franchi.
Fin qui tutto chiaro. Il problema nasce sulla corretta interpretazione su chi sia esattamente il “vecchio frontaliere”.
Vecchio e nuovo elenco dei “comuni di confine”
Nel vecchio Accordo sulla tassazione dei frontalieri del 1974 era previsto che i lavoratori dei comuni di confine con rientro giornaliero avrebbero pagato le tasse sul reddito da lavoro solo in Svizzera.
L’Accordo del 1974 tuttavia non prevedeva una definizione particolare di Comune di confine. Per questa ragione, Vallese, Ticino e Grigioni, in modo unilaterale, hanno redatto un proprio elenco di Comuni italiani di confine, includendo unicamente quelli che si trovano entro i 20 chilometri dalla frontiera. Queste tre liste non sono mai state riconosciute ufficialmente ma non sono neppure mai state smentite. In occasione dell’incontro annuale tra le delegazioni dei due Paesi, l’Italia ha ricevuto sistematicamente questa lista, che veniva poi utilizzata per distribuire i soldi dei ristorni tra i Comuni italiani.
Nella nuova listaCollegamento esterno dei comuni considerati di confine, concordata questa volta tra Italia e Svizzera e sottoscritta il 23 dicembre 2023, per il Ticino sono presenti comuni che non erano nel vecchio elencoCollegamento esterno. Si tratta dei comuni della provincia di Sondrio che il Canton Ticino non ha mai considerato come comuni di frontiera (sono presenti solo nell’elenco del Canton Grigioni) non condividendo con essi nemmeno un metro di confine.
Il Ticino non riconosce i frontalieri di Sondrio
Oggi come devono essere considerati dal Canton Ticino i frontalieri dei comuni della provincia di Sondrio? Vecchi frontalieri perché lavoravano da frontalieri già nel periodo tra il 31 dicembre 2018 e 17 luglio 2023, come stabilito dal nuovo accordo, o nuovi frontalieri visto che fino al 17 luglio il Ticino non li ha mai considerati come frontalieri?
“Sono ritenuti vecchi frontalieri i lavoratori con rientro giornaliero nel loro comune di residenza che sia presente sulla lista ufficiale del Cantone Ticino”.
Giordano Macchi, direttore della Divisione delle contribuzioni del Canton Ticino
Per il Ticino l’interpretazione è chiara: “Come prevede l’accordo – sottolinea Giordano Macchi direttore della Divisione delle contribuzioni del Canton Ticino – sono ritenuti vecchi frontalieri quelli che nel periodo dal 31 dicembre 2018 al 17 luglio 2023 hanno svolto attività lucrativa dipendente (in Ticino) con rientro giornaliero al proprio comune di residenza in Italia, sempre verificato che il comune di residenza sia presente sulla lista ufficiale pubblicata annualmente dal Cantone Ticino e oggetto di ristorno all’Italia ai sensi del vecchio Accordo italo-svizzero in materia di frontalieri”.
È la seconda parte della definizione che diventa problematica. “Il tema è molto complesso – ammette Andrea Puglia, dell’Ufficio frontalieri del sindacato OCST –. L’articolo 9 del nuovo accordo, che è quello che parla della tassazione dei vecchi frontalieri, non dice da nessuna parte che per individuare i vecchi frontalieri bisogna basarsi sui vecchi elenchi dell’accordo del 1974”.
+ Domande e risposte sul nuovo accordoCollegamento esterno
Visto che si sta parlando di lavoratori frontalieri con un contratto di lavoro stipulato prima del 17 luglio 2023, giorno dell’entrata in vigore del nuovo accordo, “da un profilo giuridico – e dal nostro punto di vista chiarisce Andrea Puglia – i vecchi frontalieri della provincia di Sondrio devono essere considerati anche dal Ticino come vecchi frontalieri”.
Il Canton Ticino, che non ha nessuna intenzione di pagare per i prossimi dieci anni ristorni ai comuni della provincia di Sondrio (fino ad oggi non lo ha mai fatto), recentemente ha aggiornato le proprie direttive e rinnovato l’elenco dei comuniCollegamento esterno valido per definire i vecchi frontalieri. “Nel concreto – sottolinea Giordano Macchi – Sondrio, ad esempio, non è mai apparso nella lista dei Comuni di confine secondo l’accordo del 1974, quindi chi proviene da Sondrio è oggi considerato un nuovo frontaliere”.
Per l’Italia sono tutti frontalieri
La lista dei comuni citata da Macchi, per 50 anni è stata condivisa dai due Paesi, sebbene sia stata stilata unilateralmente dallo stesso Canton Ticino, nel totale disinteresse dell’Italia.
“Da un profilo giuridico i vecchi frontalieri della provincia di Sondrio devono essere considerati tali anche dal Ticino”.
Andrea Puglia, Ufficio frontalieri del sindacato OCST
L’Italia, infatti, rispetto ai vecchi elenchi dei tre cantoni svizzeri non ha mai mosso alcuna obiezione. Solo nel 2017, in tremendo ritardo rispetto al 1974, tramite una risoluzioneCollegamento esterno dell’Agenzia delle entrate, ha stabilito sempre in modo unilaterale, visto che non c’è chiarezza, che per l’Italia sono considerati tutti frontalieri coloro che risiedono dentro i venti chilometri dal confine di Stato indipendentemente dal fatto che lavorino in un cantone confinante o meno. Basta che questi lavoratori rientrino a casa giornalmente.
Ma quanti sono concretamente i lavoratori e le lavoratrici che sono scivolate in questa piega interpretativa dell’accordo? Risponde ancora Macchi: “Per i comuni per i quali non è mai stato versato alcun ristorno il Cantone Ticino non ha mai tenuto delle statistiche, ritenuto che non vi era nessuna ragione per farlo”.
Secondo vecchi dati dell’Ufficio di statistica del Canton Ticino, nel 2015 i lavoratori frontalieri provenienti dalla provincia di Sondrio erano 385, quando in totale i frontalieri attivi in Ticino erano 62’714. Oggi sono quasi 80’000. C’è da credere che siano aumentati leggermente anche i frontalieri della provincia di Sondrio. Comunque si tratta di numeri bassi per un totale di ristorni che, se pagati, supererebbero di poco il mezzo milione di franchi.
Trovare un accordo sull’Accordo
Una norma, due interpretazioni. Regna la confusione. Basti pensare che, come ci ha raccontato Puglia, “sul lato italiano moltissime amministrazioni locali hanno da tempo scritto alla propria cittadinanza dando la notizia che sarebbero stati inclusi tra i vecchi frontalieri”.
Per il Canton Ticino le cose erano per contro chiare sin da subito: “Le liste che danno diritto alla qualifica di vecchio o nuovo frontaliere fiscale – sottolinea Macchi – sono pubblicate sul sito del CantoneCollegamento esterno, sito presso il quale la Divisione delle contribuzioni ha pure pubblicato tutta una serie di documentazione che aiutano sia il datore di lavoro sia il frontaliere ad accertare in modo autonomo l’esatta qualifica fiscale del lavoratore dipendente”.
Per l’Italia sono considerati frontalieri tutti coloro che risiedono dentro i 20 km dal confine di Stato indipendentemente dal fatto che lavorino in un cantone confinante o meno.
“I sindacati – conclude Andrea Puglia – preso atto delle nuove direttive svizzere, hanno deciso di allinearsi con la visione italiana (che a nostro avviso è quella più corretta da un profilo giuridico) e hanno quindi interpellato con urgenza le Autorità dei due Stati, sollecitando la costituzione di una Commissione mista atta a sanare questa differenza di interpretazioni”.
Anche perché il Ticino non è solo: “Pure gli altri Cantoni interessati dall’Accordo – conclude Macchi – procedono analogamente, riconoscendo come vecchi frontalieri unicamente quei lavoratori italiani che già risiedevano nei comuni presenti nelle liste valide prima dell’entrata in vigore del nuovo Accordo”.
Il chiarimento dovrà essere fatto quanto prima. I “nuovi frontalieri” nel 2025 dovranno versare le tasse in Italia e saranno soggetti allo scambio di dati tra i due Stati.
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