Il problema è annoso: se a primavera nel Verbano c’è troppa acqua, in caso di forti piogge e si rischia l’esondazione, se ce ne è poca in caso di siccità estiva si rischia la secca.
Quest’anno si sta verificando il secondo caso, il che ha indotto il Parco del Ticino, che si occupa di difesa della flora e della fauna del fiume in Italia a prendere posizione chiedendo al Comitato istituzionale dell’Autorità di bacino del Po, di prevedere un innalzamento del livello del lago a 1,5 metri sopra il limite naturale, in modo da costituire una riserva d’acqua da immettere nel fiume in caso di siccità.
Questo in violazione dell’accordo internazionale del 1940 che prevedeva una riserva di al massimo un metro sopra lo 0 idrometrico.
De facto, però l’accordo viene già violato da alcuni anni, da quando cioè l’Italia ha iniziato una sperimentazione portando prima proprio a 1,5 e poi (dopo le proteste svizzere) a 1,25 il livello del lago.
La polemica tutta italiana tra Parco del Ticino e autorità italiane non ha mancato di attrarre l’attenzione di Claudio Zali, ministro del territorio ticinese che oggi ha preso carta e penna ed ha scritto al Comitato istituzionale dell’Autorità di bacino del Po mettendo due puntini sulle i.
In particolare Zali critica il fatto che l’innalzamento da 1 a 1,25 del livello sia stato deciso senza coinvolgere autorità federali e cantonali.
Il ministro chiede inoltre il “rispetto della fascia di regolazione autorizzata” e il coinvolgimento del dipartimento ticinese, ricordando che non è la prima volta che l’Italia procede con decisioni unilaterali in merito.
La lettera suona quindi come una sorta di avviso: non vi venga in mente di accontentare il parco del Ticino senza prima coinvolgerci.
Se volete segnalare errori fattuali, inviateci un’e-mail all’indirizzo tvsvizzera@swissinfo.ch.
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