Voluntary disclosure, atto secondo
Il nuovo programma -esteso al contante depositato nelle cassette di sicurezza- non stupisce gli ambiti bancario e fiduciario ticinese
La piazza finanziaria ticinese non è sorpresa, né preoccupata. Scorre su questo binario la reazione del settore bancario e fiduciario all’indomani della notizia che l’Italia vara una voluntary disclosure bis, la riedizione per il 2017 del programma di regolarizzazione dei capitali con la quale punta ad ottenere 2 miliardi di euro di entrate. E nella caccia ai capitali nascosti al fisco non tralascerà le cassette di sicurezza.
Franco Citterio, il direttore dell’Associazione bancaria, non è sorpreso. “Ce l’aspettavamo”, ha dichiarato ai microfoni della RSI, poiché “segnali erano già arrivati nel corso dell’estate”. Il nuovo obiettivo dichiarato da Roma è il denaro contante nascosto nelle cassette di sicurezza in Italia e all’estero, Svizzera compresa. Stima ci sarebbe un tesoretto da ben 150 miliardi di euro. E si sa che da noi negli ultimi tempi le cassette erano proliferate.
Va detto che latitano ancora tanti dettagli di questo nuovo programma di regolamentazione italiano e intanto anche Cristina Maderni, presidente della Federazione dei fiduciari, non si scompone: “non ci aspettiamo grandi cose dalla seconda voluntary disclosure”, ha detto.
Comunque, non si sa ancora come Roma intendere rovistare tra le cassette di sicurezza. Tra le ipotesi c’è quella di coinvolgere la Guardia di finanza o chiamare l’intermediario finanziario a certificare i valori. E dal 2018, niente più scudi o voluntary disclosure. Sarà infatti l’era dello scambio automatico d’informazioni.
CSI/S. Bernardi/EnCa
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