Dietro le quinte degli acquisti online
Nel settembre di due anni fa, il colosso statunitense Amazon ha aperto un centro di distribuzione nel cuore del Lazio. In occasione del Black Friday siamo andati a vedere come funziona.
“È una gara a chi spinge di più, ma alla fine vincono in pochi. E la cosa si ripete ciclicamente”. È quello che, secondo Antonio Rubini, rappresentante sindacale aziendale (RSA) di Uiltrasporti, accade nella sede Amazon di Passo Corese, in provincia di Rieti, distante una quarantina di chilometri da Roma. Una corsa a guadagnarsi un contratto di lavoro fisso, che porta i dipendenti precari a dare sempre di più sul posto di lavoro, ma spesso senza riuscire a ottenere una conferma.
“Un gioiello perfetto al 90%: miglioriamolo”
Il centro Amazon di Passo Corese è un gioiello d’innovazione: per esempio è dotato di scaffali robotizzati che, muovendosi autonomamente, consentono agli operai di non doversi spostare da una parte all’altra del magazzino, consentendo un notevole risparmio di energia.
“Il nostro intento non è andare a far casino, vogliamo cercare di migliorare quelle poche che non vanno”, spiega Rubini. “Nel 90% delle situazioni l’azienda è trasparentissima: i pagamenti sono puntali, l’attenzione alla sicurezza è massima, per essere un magazzino le condizioni di pulizia sono eccellenti. Ma ci sono situazioni che scontentano alcuni lavoratori e che bisognerebbe perfezionare”.
Chi ci lavora, in molti casi, è soddisfatto: si fatica, certo, ma in sede c’è anche modo di ridere e scherzare tra colleghi e di proporre ai superiori la musica da ascoltare mentre si caricano gli scaffali o si chiudono le scatole.
Una ex dipendente, che ha accettato di farsi intervistare a condizione di anonimato, racconta però la sua versione: a fronte di 1300 dipendenti, altri 400 non sono assunti a tempo indeterminato ma hanno contratti di lavoro interinale, ovvero temporanei. E proprio il ricorso a un turnover, a suo dire, esasperato, rappresenta uno dei più grandi difetti dell’azienda.
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