Catello Maresca, giovane magistrato della Dda di Napoli che ha coordinato l’arresto del super killer Antonio Iovine e del boss Michele Zagaria, ha uno sguardo privilegiato sugli intrecci finanziari e di potere tessuti negli ultimi decenni dall’organizzazione criminale campana. “I casalesi sono arrivati a controllare interi comuni e a infiltrarsi nei palazzi della Regione… E c’è già chi ha preso il posto di Michele Zagaria”.
Ma le indagini condotte dal procuratore 43enne non si limitano all’ex capo del clan dei casalesi, considerato il “re del cemento” a livello nazionale, ma si estendono anche ai nuovi assetti di potere all’interno del clan. L’erede di Zagaria avrebbe infatti già un nome “che non rivelerò neanche sotto tortura”.
Maresca preferisce non parlare della pen drive sparita il 7 dicembre 2011 durante l’arresto del boss (“sono ancora in corso le indagini”) e conferma le sue accuse a Libera (“non condivido la gestione dei beni sequestrati ai clan”), così come i presunti legami fra i boss della camorra e uomini dei servizi nella gestione illecita dei rifiuti in Campania.
Mentre Maresca non si espone riguardo alla decisione di secretare i verbali dei pentiti che per primi rivelarono quel traffico di morte dove sarebbero menzionati nomi di politici. E’ stato messo tutto a tacere per proteggerli? “Tutto può essere”.
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