Terremoto di magnitudo 6.0. Almeno 38 morti. Il sindaco di Amatrice: "Il paese non c'è più". Fabrizio Curcio: "Intensità paragonabile a l'Aquila"
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Erano le 3.36 del mattino di mercoledì quando la terra, nel centro Italia – tra Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche – ha cominciato a tremare. Una forte scossa di magnitudo 6.0 – a 4 km dalla superficie e con epicentro ad Accumoli – in provincia di Rieti, ha colpito il paese.
I danni più gravi si sono stati registrati ad Amatrice, ha spiegato il sindaco Sergio Perozzi: “Il paese non c’è più. C’è gente sotto le macerie e temo ci saranno dei morti”. Il responsabile della Croce Rossa locale ha confermato la gravità della situazione, spiegando che il crollo di un ponte, unito a una fuga di gas, ha complicato ulteriormente il lavoro dei soccorritori.
Il terremoto si è sentito anche a Roma, Napoli e Rimini: moltissime le chiamate alla protezione civile e ai vigili del fuoco.
I morti accertati, per il momento, sarebbero almeno 38. Diversi i feriti. Numerosi gli edifici rasi al suolo.
Dopo la prima scossa, nell’area si sono verificati altri movimenti sismici meno violenti. “Il terremoto di oggi è paragonabile, per intensità, a quello dell’Aquila”, ha detto il capo del Dipartimento protezione civile Fabrizio Curcio.
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