Per le mafie non esiste crisi coronavirus
In Italia, il dibattito attorno al decreto col quale il governo inietta liquidità a sostegno delle imprese in difficoltà ha consentito di riflettere tra l'altro sul possibile vantaggio che la criminalità organizzata potrebbe trarre dalla crisi innescata dall'epidemia di coronavirus, specie nel caso di un intervento tardivo dello Stato. La RSI ne ha parlato con due esperti.
Con i loro immensi capitali, le mafie non sono affatto in difficoltà ed è anzi in periodi come questo che rischiano di infiltrarsi ancor di più nel tessuto economico e sociale.
Persone che “lavoravano senza contratto formale e oggi non possono godere di ammortizzatori sociali” o aiuti, osserva il magistrato antimafia Roberto Tartaglia, “costituiscono il tipico bacino possibile” di manodopera per le attività illecite.
La criminalità organizzata può contare inoltre sui capitali, l’estensione -le mafie sono ormai multinazionali- e una lotta al riciclaggio non sempre efficace. Anzi.
“Quel che riscontriamo nel mondo”, osserva il saggista esperto Antonio Nicaso, “è la facilità con cui il denaro della droga entra nell’economia legale”.
Tartaglia invita anche alla prudenza: non ripartire a qualunque costo, “ma con un’economia sana”.
Anche perché gli investimenti pubblici e i relativi appalti sono essi stessi terreno di possibili infiltrazioni. L’attenzione, a ben vedere, “deve partire da subito”, conclude Nicaso. Ad esempio “i soldi messi a disposizione per i bisognosi devono essere filtrati da un’analisi investigativa per evitare che finiscano nelle mani sbagliate”.
“Così come domani si dovrà stare attenti” a che le mafie non traggano vantaggio “dalla ricostruzione”.
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