Il vicepremier italiano Luigi Di Maio ha indicato venerdì in che modo intende favorire l’impiego attraverso il reddito di cittadinanza, così che il provvedimento non sfoci nel puro assistenzialismo.
“Non esiste reddito di cittadinanza se non collegato al lavoro”, ha esordito Di Maio, che ritiene sempre verosimile l’introduzione della misura nei primi mesi del 2019.
Le imprese che assumeranno coloro che percepiscono il reddito, ha spiegato il ministro dello Sviluppo economico e del lavoro, percepiranno l’equivalente del sussidio sotto forma di “sgravio fiscale per 3 o 4 mesi dopo l’assunzione”. “Se assumono donne, lo percepiranno per 5 o 6 mesi”, ha aggiunto.
In Italia, tuttavia, non c’è misura più divisiva, e restano perplessi anche gli ambienti economici.
“Verrebbe creata una discriminazione”, osserva Gianni Dragoni, economista de Il Sole 24 ore, “perché chi ha il reddito di cittadinanza, secondo le parole di Luigi Di Maio, porterebbe con sé un credito, cioè uno sgravio a favore dell’impresa per i primi mesi, invece chi non lo ha verrebbe assunto senza sgravio, quindi costerebbe di più”.
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Perplessità che si aggiungono alle molte già espresse, su un provvedimento poco ben visto anche dagli stessi alleati di governo della Lega.
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