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Diritti gay, “l’Italia è come il Pakistan”

Parola di Wajahat Abbas Kazmi, attivista LGBT musulmano; ha 30 anni ed è in Italia da 15 [INTERVISTA]

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Wajahat Abbas Kazmi ha 30 anni, è in Italia da 15 e vive una vita molto particolare. È un filmmaker, è musulmano, ma è soprattutto un attivista sul delicatissimo argomento dei diritti delle persone LGBT nei paesi musulmani.

Abbas racconta della sua vita con pudore, ma non può evitare di emozionarsi quando parla di una famiglia, la sua, che “non capisce questa diversa scelta sessuale. Per molto tempo con i miei genitori”- continua Abbas – “quasi non ho parlato. Ora va meglio, ma continuano a ripetermi di sposare una donna come se niente fosse…”.

Lui in Italia la famiglia la vuole, ma come omosessuale: “Certo che voglio un bambino, anzi bambini. È nella natura di tutti voler un figlio e io voglio i miei diritti, come tutti. Non si può invecchiare senza figli, è ingiusto”.

Oggi, sabato, Abbas parteciperà alla manifestazione per i diritti LGBT #svegliaItalia. All’interno di quella manifestazione ha fatto un passo avanti e si è messo a cercare di richiamare l’attenzione dei musulmani gay in Italia, richiamandoli ad andare alla manifestazione, che si svilupperà su diverse piazze.

Lo ha fatto con un hastag che è #Allahlovesequality. Risultato? È stato offeso, deriso, minacciato via posta e via social dalla sua comunità: “È successo, ma io vado avanti. Oggi è una giornata importante, scenderemo in piazza per chiedere di avere anche noi, omosessuali, lesbiche e transgender, i diritti di poterci sposare e creare una famiglia”.

Lui, pakistano, nazione che considera l’omosessualità un reato, parla chiaro sui diritti dei gay: “Qui in Italia almeno sono sicuro di non venire ammazzato. In Pakistan il 90% delle persone non conoscono i diritti umani e non considerano possibile amare un altro uomo. Però finora, anche se qualcosa può cambiare con la legge sulle unioni civili, devo dire che l’Italia e il Pakistan sono la stessa cosa per i diritti dei gay. Non ci sono… Per tutto il resto in Italia sto bene, ma per questo…”.

Francesco Facchini e Laura Fazzini / alaNEWS

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