Le operazioni segrete in Svizzera di una spia italiana della Cia
Sono fantasmi e fanno parte di squadre clandestine al soldo della Cia. Poliziotti soprattutto che operano nell'ombra in patria e all'estero. Hanno vite parallele e diverse identità. Agiscono dove il governo americano non vuole sporcarsi le mani. Uccidono, rubano, depistano, facilitano stragi e appoggiano partiti politici. Uno di loro ha deciso di vuotare il sacco.
Simone Pace, così si fa chiamare la spia italiana – oggi cittadino americano – che un giorno contatta il giornalista dell’Espresso Fabrizio Gatti per raccontargli 30 anni di operazioni segrete, tutte eseguite da uomini fantasma e squadre clandestine guidate e pagate dalla Cia (Central Intelligence AgencyCollegamento esterno).
Dopo il primo abboccamento telefonico, i due si danno appuntamento più volte, in luoghi diversi sempre fuori dall’Italia. Nel romanzo “Educazione americanaCollegamento esterno” gli incontri avvengono nella Basilica di San Pietro in Vincoli a Roma dove c’è la tomba di Giulio II con la scultura del Mosè di Michelangelo. La Basilica è il luogo perfetto perché Pace – per convincere Gatti ad ascoltare il suo racconto – gli confessa di aver violato tutti i dieci comandamenti, tranne i primi tre.
Il giornalista e la spia. Fabrizio Gatti cerca di dare un contesto storico alle tante operazioni alle quali partecipa Simone Pace. Il poliziotto italiano al soldo degli americani quasi mai si interessa delle conseguenze delle sue azioni: una volta conclusa la missione passa alla prossima senza mai voltarsi indietro.
“Educazione americana” è un romanzo, non un saggio storico. L’autore però non fa concessioni a verità romanzate. Oggi molte delle operazioni confessate da Simone Pace sono conosciute dal grande pubblico. Quello che il lettore però scopre leggendo il libro è come si è giunti a quell’avvenimento, a quella vicenda, a quell’omicidio.
Ecco chi era Simone Pace:
La Svizzera, la Cia e la caduta di Berlusconi e Craxi
“La Cia non può operare in Svizzera”. Così racconta Simone Pace al suo interlocutore Fabrizio Gatti. È una frase pronunciata da uno dei tanti suoi “controllori”, agenti che fungono da tramite tra la Cia e i fantasmi. Forse – racconta Pace – per rispettare la neutralità elvetica. Forse. Infatti ben presto Simone Pace sarà protagonista, proprio in Svizzera, di due episodi che cambieranno la storia italiana.
Dapprima a Interlaken, nel canton Berna. Siamo nella primavera del 1994. Simone Pace viene convocato nella cittadina bernese dove porta al suo controllore documenti e registrazioni audio sui presunti legami con la mafia di Marcello Dell’Utri, legato a doppio filo con Silvio Berlusconi che da poco è stato designato presidente del Consiglio italiano. L’informativa di Simone Pace arriva fino alla Casa Bianca. Vent’anni dopo – lo sappiamo – Dell’Utri verrà condannatoCollegamento esterno per concorso esterno in associazione mafiosa. Pochi mesi dopo l’informativa, invece, cade il primo governo Berlusconi.
Chiusa questa operazione, Simone Pace viene convocato d’urgenza a Lugano. Qui ha un incarico semplice ma di importanza decisiva. In pieno centro, al Parco Ciani, Pace deve prendere in consegna quattro CD per mano di una spia infiltrata nella Banca del Gottardo di Lugano. L’operazione rischia di saltare ma alla fine lo scambio riesce. I 4 CD contengono i movimenti bancari segreti del Partito socialista italiano e del suo segretario Bettino Craxi. Fondi neriCollegamento esterno che passano sui conti della contessa Francesca Vacca Agusta. Saranno le prove decisive che spingeranno Bettino Craxi alla latitanza in Tunisia.
Le due operazioni di Simone Pace in Svizzera:
Dalla guerra fredda al terrorismo
Dalla Francia al Belgio, dall’Italia alla Svizzera, passando anche da Israele e dall’Austria, Simone Pace si muove quasi sempre in modo molto discreto, partecipando a operazioni che hanno cambiato il corso della storia. Non solo italiana.
Simone Pace uccide tra l’altro l’ingegnere canadese Gerald BullCollegamento esterno, che sta progettando il super cannone per Saddam Hussein. Un assassinio organizzato con gli agenti del Mossad. E partecipa anche al sequestro dell’imam di Milano Abu Omar con la complicità questa volta dei servizi segreti italiani.
Interferisce fortemente nell’inchiesta di Mani pulite, ma non impedisce i successivi attentati della mafia del 1993 a FirenzeCollegamento esterno, Roma Collegamento esternoe MilanoCollegamento esterno. Ruba i codici di comunicazione della Russia di Putin, con un’operazione internazionale in cui un agente americano viene ucciso a Roma, e il suo corpo abbandonato nel Tevere e ancora oggi non riconosciuto ufficialmente. A Parigi poi vede gettare nella Senna e uccidere un giovane passante solo per la rabbia dei suoi colleghi di aver fallito un’operazione.
Le altre confessioni della spia:
I fantasmi che cambiano la storia
Simone Pace è questo e tanto altro. Ha una, due, tre identità e forse neppure lui sa più il suo vero nome. Alla fine della sua carriera decide di raccontare la sua vita.
Pagina dopo pagina, scopriamo dettagli sulla vita di Simone Pace. Quando viene assoldato è un giovane agente della Polizia di Stato, sposato con figlio a carico. Un po’ svogliato e non particolarmente dedito al lavoro. Nel tempo libero, però, impara le lingue. Parla benissimo l’inglese, ma sa pure l’arabo, il tedesco e altre lingue ancora.
Come lui, ci sono tanti altri suoi colleghi, quasi amici, che in un qualche modo collaborano con la Cia o sono legati ai servizi segreti italiani. Tutti lo sanno ma nessuno ne parla apertamente. Una cosa è certa: la polizia giudiziaria italiana è pesantemente infiltrata dalla Cia.
Sono, come detto, tutti dei fantasmi e fanno parte di squadre clandestine che operano per la Cia quando il governo americano non vuole apparire in primo piano. E il romanzo “Educazione americana” si trasforma in un vero e proprio manuale della spia.
Fabrizio Gatti è l’autore di Bilal (2007), diario di quattro anni da infiltrato lungo le rotte del Sahara tra i trafficanti e i migranti in viaggio dall’Africa verso l’Europa. Proprio per questo suo vissuto, Simone Pace lo ha contattato per raccontargli la sua storia. Gatti ha anche pubblicato Gli anni della peste (2013), ovvero la storia del primo collaboratore di giustizia tradito dallo Stato. Dal 2004, lavora come inviato per il settimanale “L’Espresso”. Ha scritto anche per “il Giornale” diretto da Indro Montanelli e per il “Corriere della Sera”.
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