Debito pubblico, lettera dell’Ue a Roma
La Commissione europea ha chiesto ufficialmente mercoledì al governo italiano di motivare l’origine del deterioramento dei conti pubblici, secondo quanto hanno riferito fonti di Bruxelles.
La lettera, cui Roma è chiamata a rispondere entro venerdì, costituisce un passo preliminare in vista dell’eventuale apertura la settimana prossima di una procedura d’infrazione nei confronti della terza economia della zona euro, come già fatto peraltro l’anno scorso.
L’iniziativa delle autorità comunitarie è una procedura che scatta automaticamente quando il debito pubblico supera il 60% del prodotto interno lordo (Pil) e il governo non adotta me misure necessarie per ridurlo. Per le autorità europee Roma “non ha realizzato sufficienti progressi”. A questo proposito il debito italiano potrebbe raggiungere la soglia record del 133,7% quest’anno e salire fino al 135,2% nel 2020, secondo le stime di Bruxelles.
In aggiunta però alla pesante situazione debitoria le finanze italiane preoccupano l’Ue anche per il deficit strutturale che, in ragione del patto di stabilità concordato a livello comunitario, dovrebbe diminuire dello 0,6% ogni anno ma che invece è in continua crescita dal 2015. Il disavanzo dovrebbe infatti salire al 2,4% alla fine dell’anno e aumentare al 3,6% nel 2020, abbondantemente al di sopra del parametro del 3% stabilito negli anni anni ’90 per entrare e rimanere nella zona euro.
Ma al di là di quelle che sono le argomentazioni finanziarie la lettera di Bruxelles rischia di aprire un aspro contenzioso con il governo italiano e in particolare con il politico del momento, il vicepremier leghista Matteo Salvini che forte del successo alle europee di domenica difficilmente aderirà ai diktat di Bruxelles.
“Signori di Bruxelles”, ha detto il leader della Lega, “è finito il tempo delle letterine, dei richiami, dei ‘tu sei cattivo e vai alla lavagna’ e resti precario o disoccupato per dieci anni perché è la regola europea”. Recuperiamo il nostro diritto alla crescita e al futuro”. E per tutta risposta ha rilanciato la proposta di flat tax sui redditi delle imprese e delle famiglie che costerà 30 miliardi alle casse dello Stato.
Ma intanto lo spread, il differenziale di rendimento dei titoli del tesoro decennali tra i Btp e i Bund tedeschi, è salito da 267 a 287 punti in tre giorni.
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