Giorgia Meloni a muso duro contro l’asse franco-tedesco
Il blitz ideato dal cancelliere tedesco Olaf Scholz e dal presidente francese Emmanuel Macron per rivendicare la centralità dell'asse franco-tedesco sugli assetti comunitari non è per niente piaciuto alla premier italiana Giorgia Meloni che promette battaglia.
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tvsvizzera.it/fra con Keystone-ATS
L’accordo sui principali incarichi dell’UE, noto come “pacchetto” von der Leyen-Costa-Kallas, sembra essere stabile e non prevede altri nomi in lizza per la ratifica nel prossimo vertice UE.
Un accordo raggiunto dopo il blitz ideato da Olaf Scholz e Emmanuel Macron per blindare proprio l’intesa sui top jobs prima del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. Andare al tavolo dei 27, giovedì, senza un accordo, sarebbe stato altamente rischioso avrebbe dato più spazio a chi, in seno al Consiglio europeo, rema contro Ursula von der Leyen e tenta il sovvertimento degli equilibri in Ue.
Sostegno a Ursula von der Leyen
Fonti diplomatiche confermano il sostegno a Ursula von der Leyen come Presidente della Commissione Europea, Antonio Costa come Presidente del Consiglio Europeo e Kaja Kallas come Alto Rappresentante. Questa intesa deve ancora essere ratificata dai leader dei 27 Stati membri durante il Consiglio Europeo di giovedì e venerdì.
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Ursula von der Leyen negozierà direttamente con il Premier italiano Giorgia Meloni per decidere quale sarà il portafoglio riservato all’Italia nella prossima Commissione Europea. Questo avviene nel contesto dell’accordo tra Popolari, Socialisti e Liberali.
Secondo Bloomberg, all’Italia verrà offerta la possibilità di ricoprire un ruolo di alto livello nella prossima Commissione Europea, con un candidato italiano che potrebbe diventare vicepresidente esecutivo. Antonio Costa sarà nominato alla guida del Consiglio Europeo per un periodo iniziale di due anni e mezzo.
Il Premier ungherese Viktor Orban critica l’accordo, sostenendo che va contro i principi fondanti dell’UE. Il Ministro italiano Raffaele Fitto sottolinea l’importanza di altri temi cruciali come la competitività economica, la difesa e la migrazione, oltre alla politica estera.
Potere tra le mani dei partiti filo UE
L’intesa tra i sei negoziatori – Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per il Ppe, Pedro Sanchez e Scholz per i Socialisti, Macron e Mark Rutte per i Liberali – ha anche un valore strategico: ribadisce che le pedine del potere comunitario, a dispetto dell’ascesa delle destre, resta nelle mani dei tre partiti filo-Ue.
Fonti diplomatiche europee, raccontando i termini dell’intesa dei sei, hanno spiegato di aspettarsi che Meloni, al summit Ue, mostrerà tutta la sua irritazione. Di certo, la premier italiana potrà sottolineare l’esclusione sua, del ceco Peter Fiala, di Robert Fico e di Viktor Orban, dai negoziati che contano. Ovvero di quei leader che non sono parte dei tre partiti di maggioranza e che sono tutti espressione di una destra più o meno estrema.
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