Anni di discriminazioni e repressione non hanno annientato la volontà di questa comunità di preservare e far rifiorire la propria cultura.
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Simone Benazzo e Marco Carlone, RSI News
I Cimbri, una comunità di boscaioli e contadini, dopo l’anno Mille lasciarono il territorio dell’attuale Baviera per insediarsi nel nord-est della penisola italiana (oggi province di Trento, Vicenza, Verona e Belluno).
Questa popolazione germanofona nel corso dei secoli si integrò con i vicini di lingua romanza, pur preservando le proprie tradizioni e la propria lingua, il cimbro. Durante il Novecento subì discriminazioni e repressione, che portarono a una drastica diminuzione dei parlanti cimbro in Italia.
Dagli anni ‘70 è però iniziato un processo di riscoperta dell’identità cimbra, declinata in una prospettiva di inclusione e condivisione che si è concretizzata nell’incontro e nello scambio con altre minoranza linguistiche presenti in Italia e in Europa.
Uno dei laboratori di questo processo è l’Istituto di Cultura CimbraCollegamento esterno, fondato nel 1973 a Roana, sull’Altopiano di Asiago (provincia di Vicenza). Nella stessa zona è maturato anche uno degli esperimenti più innovativi di contaminazione tra tradizione cimbra e modernità: i Balt Hüttar, band punk-rock che da dieci anni porta la lingua e l’immaginario dei cimbri in giro per i festival di Italia e nord Europa.
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