Il paese che multa ogni forma di discriminazione
Da qualche giorno a Madonna del Sasso (Verbano-Cusio-Ossola), una quarantina di chilometri dal confine svizzero (Brissago), è in vigore una delibera comunale che prevede una multa da 500 euro per chi discrimina sulla base dell’identità di genere e dell’orientamento sessuale.
Sui cartelli d’ingresso delle quattro frazioni che, tutte insieme, costituiscono Madonna del Sasso c’è scritto “Comune per la Pace”. “Merito di una delibera comunale di qualche anno fa, con la quale abbiamo aderito al Coordinamento nazionale enti locali per la pace e i diritti umani” spiega Ezio Barbetta, il sindaco di questo comune della provincia del Verbano-Cusio-Ossola famoso per il santuario della Madonna del Sasso da cui si gode della vista sull’intero lago d’Orta.
L’ultima delibera, in ordine di tempo, a venire approvataCollegamento esterno dal consiglio comunale di Madonna del Sasso risale invece a fine maggio e riguarda un tema da tempo al centro della discussione politica italiana: si tratta delle “misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Sostanzialmente quanto previsto dal disegno di legge ZanCollegamento esterno, affossato in Senato lo scorso ottobre e quindi mai diventato legge a livello nazionale.
Prevista una multa da 500 euro
L’amministrazione di Madonna del Sasso, al contrario di quanto accaduto in Parlamento, non ha impiegato molto a dotarsi del nuovo regolamento: il 27 maggio, sindaco, vicesindaco e nove consiglieri si sono riuniti alle sette di sera e in pochi minuti hanno approvato all’unanimità la norma che stabilisce “l’assoluto divieto, su tutto il territorio comunale, ivi comprese piattaforme online e profili attinenti al territorio, di avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità” e prevede una multa da 500 euro per chi non la rispetta. I quattrocento abitanti delle frazioni di Madonna del Sasso – Artò, Boleto, Centonara e Piana dei Monti –, gli avventori e i turisti sono avvisati.
L’Italia, a oggi, non ha legiferato in tema di discriminazione sulla base del sesso e del genere. Dispone invece di una legge in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa (la n. 205 del 25 giugno 1993, la cosiddetta legge MancinoCollegamento esterno, su cui sono intervenute alcune modifiche del 2006Collegamento esterno), mentre il codice penale punisce chi fa propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico e chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione o di violenza fondati sui medesimi presupposti.
Il ddl Zan si prometteva di modificare il codice penale italiano allargando le sanzioni anche nel caso di istigazione o atti di discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.
Il ddl ZanCollegamento esterno non prevedeva invece modifiche per quanto riguarda la propaganda di idee, aspetto che invece è punibile nella Confederazione ElveticaCollegamento esterno e sul quale i cittadini svizzeri di sono espressi nel referendum del 9 febbraio 2020.
“Abbiamo adottato la delibera non perché si siano verificati episodi discriminatori sul nostro territorio, ma innanzitutto perché vogliamo prevenirli e poi anche per essere da stimolo nei confronti di un governo centrale che non riesce a decidersi” aggiunge il primo cittadino Barbetta. “In passato l’Italia ha vissuto una stagione di riforme in tema di diritti civili – aggiunge –, dal divorzio all’aborto, fino alla chiusura dei manicomi. Oggi però, in Parlamento, non riusciamo ad approvare una norma che preveda che qualunque tipo di discriminazione debba essere punito”.
Storia di un paese che guarda “agli ultimi della fila”
“Per noi, amministrare significa guardare agli ultimi della fila” continua il sindaco Barbetta. Oggi in pensione, il 69enne ha lavorato come operatore psichiatrico fin dal 1979, l’anno successivo all’entrata in vigore della legge Basaglia che chiuse i manicomi in Italia. “La cosiddetta diversità mi ha sempre affascinato, perché richiede di comprendere senza cadere nella tentazione di dare giudizi – prosegue –. Ho amato il mio mestiere al punto che una volta, in vacanza con la mia compagna, sono voluto tornare prima perché mi mancava troppo il lavoro”, ricorda oggi.
Il suo impegno in politica è di lunghissima data: eletto sindaco a Madonna del Sasso la prima volta nel 1986, oggi è primo cittadino per la sesta volta. Negli anni, insieme all’amministrazione, si è speso anche nell’accoglienza dei migranti, insistendo per aprire un Centro di accoglienza straordinario a Boleto, la frazione più alta del comune, ospitando 45 ospiti in un ex convento di suore e avviando progetti di inclusione sociale e lavorativa. E poi, sempre a proposito di delibere, nel 2007 ne approvò una che limitava l’utilizzo delle slot machine a una sola ora al giorno, quella di cena, per porre un freno al fenomeno della ludopatia: “Conosco persone che si sono rovinate la vita con quelle macchinette, perdendo tutto. È per questa ragione che quindici anni fa, molto prima che si muovesse il Parlamento, ho spinto in quella direzione”.
Il testo adottata dal comune di Madonna del Sasso è stato propostoCollegamento esterno dal Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale che, in occasione della Giornata Mondiale Contro l’omobistransfobia del 17 maggio, ha inviato lo stesso documento a tutte le regioni, le province autonome e a tutti gli oltre i 7’900 comuni italiani. Madonna del Sasso è stata una delle primissime amministrazioni a recepirla e approvarla, in appena dieci giorni.
L’11 giugno, lo stesso Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale ha modificato il testo della proposta di delibera rivolto alle amministrazioni rendendolo ancora più restrittivoCollegamento esterno, suggerendo di andare a punire anche le azioni di propaganda di idee discriminatorie sulla base del sesso e del genere, oltre che gli atti di istigazione.
I numeri del fenomeno
In occasione della Giornata mondiale contro l’omobitransfobia che ricorre il 17 maggio, Arcigay ha pubblicato un censimento degli episodi di odio omotransfobicoCollegamento esterno riportati dai mass media italiani nei dodici mesi precedenti: complessivamente sono stati 126, di cui 65 registrati al nord, 38 al centro, 23 al sud e nelle isole. “Si tratta però soltanto dei casi più eclatanti oppure di vittime che hanno potuto denunciare quanto subito” commenta Fabrizio Marrazzo, portavoce del Partito Gay LGBT+, Solidale, Ambientalista, Liberale, autore della proposta di delibera inviata a tutte le amministrazioni locali italiane e adottata da Madonna del Sasso.
Lo stesso giorno è stato pubblicato anche un altro rapporto, contenente i dati del contact-center Gay Help LineCollegamento esterno, numero verde a cui rivolgersi in caso di necessità. Nel 2021, si legge nel documento, sono stati registrati circa 20.000 contatti, di cui il 15% minori di 18 anni e un altro 18,6% tra i 19 e 25 anni. “Questo lavoro scava nel fenomeno sommerso, cioè sulle persone che non hanno la forza di denunciare ma si rivolgono all’associazione per chiedere aiuto – prosegue Marrazzo –. Parlarne pubblicamente, purtroppo, non è semplice anche perché oggi denunciare significa fare coming out con genitori, parenti o amici, sul posto di lavoro o a scuola. Molti non se la sentono perché spesso queste azioni generano conseguenze spiacevoli anche all’interno dello stesso ambiente famigliare”.
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