“Aprire l’Italia sì, ma a più velocità”
Gli ultimi dati sono molto incoraggianti, ma attenzione a riaprire troppo velocemente: c'è il rischio di fare grossi errori. È quanto afferma il virologo dell'Università di Milano Fabrizio Pregliasco. Ecco l'intervista.
Secondo il virologo, l’Italia dovrebbe aprire a più velocità. Dovrebbero partire prima le regioni in cui la situazione appare sotto controllo, e in un secondo tempo le aree come Lombardia e Piemonte.
Quanto alle scuole, che alcuni Paesi europei come Germania, Francia e Svizzera intendono riaprire, secondo Pregliasco non è una scelta giusta. Il ritorno a scuola – ricorda il virologo – metterebbe in circolo una massa di persone, tra genitori, insegnanti, addetti, personale.
Secondo Pregliasco, organizzarsi bene in vista di una seconda ondata di Covid-19 è fondamentale. Il periodo più temuto è il prossimo autunno-inverno.
Questo virus – sottolinea Pregliasco – era sconosciuto e ci ha travolti, ora abbiamo imparato molte lezioni ed è fondamentale farci trovare preparati. Quanto al dopo, a livello internazionale, la verità è che non c’è un’indicazione scientifica univoca su come riaprire. È una scelta di responsabilità politica, che per quanto riguarda l’Italia deve essere condivisa con le regioni, per evitare fughe in avanti che possono rivelarsi dannose per tutti.
Il servizio del nostro corrispondente dall’Italia:
Piano per far ripartire l’Italia dal 4 maggio
Un piano “omogeneo” in tutta Italia, dal 4 maggio, per riaprire le attività produttive e per regolare il trasporto pubblico. Il premier Giuseppe Conte presenterà entro la fine di questa settimana il programma per la “fase 2” che annuncia “molto complessa”.
Calo netto dei malati in Italia per coronavirus. Sono infatti 107’709 gli attualmente positivi, 528 in meno rispetto a lunedì, quando per la prima volta dall’inizio dell’emergenza si era registrato un calo di 20 pazienti.
Le vittime dopo aver contratto il coronavirus sono salite a 24’648, con un aumento rispetto a lunedì di 534.
Il numero dei contagiati totali da coronavirus in Italia è di 183’957, con un incremento rispetto a lunedì di 2’729.
A ore la task force guidata da Vittorio Colao e il comitato tecnico scientifico consegneranno al governo il risultato del loro lavoro, che sarà la base per ogni decisione. Poi il premier vedrà enti locali e parti sociali. Con un’idea di partenza: le linee guida, come chiedono i governatori del Nord, saranno nazionali, ma saranno possibili norme più restrittive a livello locale nelle aree “rosse” in cui l’indice di contagio metta a rischio la tenuta del sistema sanitario.
Fondamentali saranno i dati sulla curva del contagio: la soglia nascerà dall’incrocio di indice di contagio e ricettività degli ospedali nei singoli territori. Se si supererà quella soglia, scatteranno nuove chiusure, anche limitate a singole aree. Insomma, sintetizza una fonte di governo, “ci saranno linee guida comuni, classificazioni di rischio lavoro per lavoro e prescrizioni chiare su cosa fare ma poi tutto dipenderà dalla capacità delle Regioni di aver costruito la cintura di sicurezza, dai Covid Hospital ai centri per i positivi asintomatici”.
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