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Il Piano ‘B’, la mostra su Berlusconi

Berlusconi in un immagine della mostra a lui dedicata a Milano.
Berlusconi in un'immagine della mostra. tvsvizzera

Dal 17 settembre, presso una sala dell’Hotel Enterprise di corso Sempione a Milano e fino al 31 dicembre, si può visitare una mostra immersiva su Silvio Berlusconi. Non un’agiografia sul personaggio ma una ricostruzione del Berlusconi imprenditore dai suoi inizi come edificatore di Brugherio, Milano 2 e Milano 3 passando per la grande distribuzione con la Standa e i successi calcistici del Milan. Il tutto concentrandosi anche e naturalmente sulla costruzione del suo impero televisivo.

Si intitola Piano B e nelle intenzioni dei promotori e dei curatori, non vuole essere una celebrazione di Silvio Berlusconi ma anzi vuole lasciare allo spettatore la libertà di farsi un suo proprio giudizio sul personaggio. Del resto, parlare di Berlusconi in Italia attraverso una mostra che ne ricostruisce anche solo la traiettoria imprenditoriale fermandosi volutamente al 1993, momento della “discesa in campo” nell’agone politico, tralasciandone l’operato politico, non è cosa semplice.

Lo sa bene Edoardo Scarpellini promotore dell’iniziativa: “Quando ho ideato questa mostra e ho cominciato a parlarne in giro, ho ricevuto reazioni che non mi aspettavo. Le preoccupazioni che da più parti sono pervenute riguardavano proprio l’idea di parlare di Berlusconi, seppur non toccando le questioni politiche. Forse è sempre stato così in Italia: certi nomi e certe storie si possono raccontare solo ai posteri. Da lì ho capito che dovevamo assolutamente produrre questa mostra, dovevamo assolutamente raccontare una storia davvero epica che ritengo abbia impattato a fondo sul Paese”.

Luci, disegni in stile pop art per un effetto caleidoscopio

Attraverso una ricostruzione fatta di disegni in stile pop art riprodotti su tre pareti da 18 proiettori e volutamente senza filmati originali o foto dell’epoca ma solo attraverso qualche audio di Berlusconi e con una colonna sonora creata ad hoc, lo spettatore si trova di fronte ad un documentario che cerca di mantenersi neutro fino alla fine raccontando l’ascesa imprenditoriale del cavaliere di Arcore.

Non mancano riferimenti che possano indurre a riflettere chi ascolta in sala, ma restano forse delusi coloro che si aspettavano che si parlasse di vecchie inchieste, coloro che volevano più dettagli su come fosse stato possibile far deviare le rotte aeree di Linate per non farle passare più sul territorio di Milano 2 o come e chi, all’interno della banca Rasini, avesse deciso di concedergli un prestito miliardario (in lire) per permettergli di costruire il famoso complesso Edilnord di Brugherio. Lo si racconta ma senza scavare nei perché anche per non appesantirne la narrazione.

Il racconto, arricchito da qualche contributo di Vittorio Sgarbi, dopo il Berlusconi costruttore, si sofferma sul Berlusconi imprenditore televisivo e re degli spot pubblicitari che di fatto inventa e contribuisce a far diventare un paradigma irrinunciabile della tv moderna. Sotto gli occhi dello spettatore passano carrellate di immagini e nomi di personaggi tv alcuni ancora oggi riconoscibili perché ancora in voga, altri dimenticati o sconosciuti alle nuove generazioni.

Un giudizio sospeso

Il giudizio su Berlusconi resta dunque sospeso anche se il curatore della mostra Giuseppe Frangi ha le idee chiare. “Questa mostra offre l’occasione per uscire dallo sguardo che molti come me, che non hanno mai votato Berlusconi ma anzi sono sempre stati su posizioni opposte, abbiamo avuto e calarci invece nello sguardo di chi negli anni ’70 e ‘80 è stato conquistato da lui. Al di là delle divisioni e delle polemiche dettate da contrapposizioni politiche e ideologiche, è un dato di fatto che Berlusconi ha cambiato l’immaginario dell’Italia. Negarlo sarebbe come chiudere gli occhi rispetto ad una evidenza che ha riguardato tutti”, aggiunge.

Resta da chiedersi che cosa ne pensa lo stesso Silvio Berlusconi della mostra a lui dedicata. “Attraverso il suo entourage, gli abbiamo fatto pervenire il nostro lavoro. Non abbiamo avuto risposta ma speriamo gli sia piaciuto”, aggiunge Scarpellini.

E forse anche su una location fuori dal centro di Milano, anche se non in piena periferia ma comunque lontana dalle luci della ribalta…

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