Un passo verso il referendum propositivo
Cade il "quorum zero": il Movimento 5 Stelle apre alle opposizioni sulla riforma costituzionale in materia d’iniziativa legislativa popolare, in discussione in Parlamento. Articolo 71 della Costituzione.
Nella mattinata di giovedì 10 il Movimento 5 Stelle ha accettato sorprendentemente di rinunciare a un pezzo importante della riforma costituzionale, considerato un caposaldo in materia di democrazia diretta, l’istituto del referendum propositivo a “quorum zero”.
A questo aspetto della riforma si erano opposti energicamente anche gli alleati di Governo della Lega, bloccando il percorso della legge. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta Riccardo Fraccaro (M5S), dopo la decisione di accogliere le critiche, si è detto soddisfatto della mediazione, in favore di una più ampia condivisione della riforma.
Sarebbe così risolto l’aspetto considerato maggiormente divisivo nella discussione, ma che non è l’unico. Il testo della maggioranza ha provocato reazioni critiche, oltre che dalle opposizioni, anche da un’ampia schiera di costituzionalisti su almeno altri due aspetti macroscopici che meriterebbero particolare attenzione: quello di limitare gli ambiti d’applicazione dello strumento referendario e quello di evitare di mettere in contrapposizione il Parlamento e i cittadini, come emerge dalle analisi del testo.
Nella discussione della riforma la maggioranza ha accolto due emendamenti dell’opposizione scritti dal costituzionalista, deputato del Partito democratico, Stefano Ceccanti, redattore di un testo di riforma alternativo a quello presentato dalla maggioranza di Governo.
Il primo emendamento è, appunto, quello introduttivo del quorum di approvazione al referendum, sia abrogativo che propositivo, del 25%. In pratica, il referendum è approvato quando i ‘sì’, oltre a superare i ‘no, rappresentano almeno un quarto degli aventi diritto, ovvero circa 12,5 milioni di elettori.
Il secondo emendamento di Ceccanti propone di considerare questa riforma di rango costituzionale. Dovrà quindi essere approvata dalla maggioranza assoluta dei voti nelle camere.
In seguito alle critiche mosse dai costituzionalisti al testo di riforma, una controproposta è stata avanzata anche da Riccardo Magi dei Radicali italiani, deputato eletto nella lista di +Europa. Magi è il promotore di molte battaglie per i diritti civili e, ultimamente, del referendum consultivo sulla messa a gara del servizio di trasporto pubblico di Roma.
Ai Radicali si devono riforme storiche tra cui la legalizzazione di divorzio e aborto, l’obiezione di coscienza, il voto ai diciottenni, lo stop alle centrali nucleari, la riforma del sistema elettorale in senso maggioritario, la depenalizzazione dell’uso personale di droghe leggere, l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, la chiusura dei manicomi e l’affermazione dei diritti dei transessuali.
Dal 1974 a oggi i Radicali hanno promosso 110 referendum raccogliendo in totale più di 63 milioni firme autenticate e certificate – almeno 500.000 per ogni referendum.
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